Pietre di colore

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Fiera di Valenza: ALT, Fermi Tutti, CONTRORDINE

Da sabato 26 a martedì 29 ottobre nel grande palazzo mostre di Valenza si terrà  l'edizione autunnale della Fiera della Gioielleria.

Aperta al pubblico, la Fiera sarà un'ottima occasione per avere una buona panoramica sulle produzioni più recenti dell'arte orafa valenzana.

E magari per indulgere a qualche sospirata tentazione...  :-)

Quindi un cordiale arrivederci in giro per gli stands.


ALT, Fermi Tutti, CONTRORDINE!  

NIENTE FIERA, almeno NON in questa sede.

Sono rientrato adesso da quella che avrebbe dovuto essere lo show pre-natalizio dei nostri gioielli:
e ho scoperto che la Fiera della gioielleria Valenzana, edizione autunnale, é stata annullata e, almeno nella grande sede espositiva, sostituita con alcuni stand assortiti.

Due automobili, una esposizione di scarpe femminili, una vasca da bagno, un paio di postazioni enologiche e una di pregiati dolciumi, e una bella serie di stufe ecologiche... 

C'erano anche, a onor del vero, forse una decina di vetrinette con alcuni articoli attinenti al settore (qualche gemma, alcune miniature e pochi esempi di sbalzo su rame), ma dubito che i pochi sprovveduti (e come me disinformati) visitatori siano stati appagati appieno dalla vista di antichi ferri del mestiere, e da una ventina di antiche cartoline illustranti la la nostra beneamata metrolpoli!

In compenso, nella precedente sede dell'Associazione Orafa si starebbe svolgendo una manifestazione analoga, ove la presenza di espositori sarebbe riservata a una quarantina di superselezionati (?) operatori in rappresentanza (?) del migliaio, uno più, uno meno, che ancora sopravvivono.

Mi dicono che l'ingresso é riservato a pochissimi invitati, o almeno a super-qualificati visitatori, ma non posso essere più preciso perché non mi sono sentito abbastanza necroforo per approfondire le ragioni di queata clamorosa e difficilmente qualificabile iniziativa.

Necroforo, si, ovvero addetto alle operazioni cimiteriali in genere, e alle sepolture in particolare, un destino a cui sembrano in molti voler avviare quella che sembrava essere, o almeno avrebbe voluto essere considerata, la capitale mondiale del gioiello.

Si, la nostra fiera é nata molto, forse troppo tardi, e dopo che noi valenzani magari anche con indubbi successi personali abbiamo arricchito le fiere di tutto il mondo 
E fino a ieri la nostra gioielleria era la seconda voce dell'economia piemomtese, e SENZA i contributi che invece hanno sempre ripianato con larga generosità i "problemi" della "prima" industria. 

Però i successi di cui sopra NON sono serviti per dare consistenza a una categoria che, individualista fino al suicidio prima ancora che egoista, NON ha mai saputo fare corpo unico in azioni di promozione, prima, ne di professionalizzazione, poi.

Per non citare l'assoluta incapacità di chiedere leggi adeguate al sostegno di un settore tanto vitale quanto speciale, come invece hanno saputo ottenere le "cugine" Vicenza e Arezzo dai propri referenti politici.


Ecco quindi una catastrofe caratterizzata da rantoli e da sussulti, una tragedia che assomiglia davvero tanto alle tribolazioni della nostra classe politica:
voila una bella scissione, all'apparenza raffazzonata alla bell'e meglio con velleità elitarie e (speriamo non sia vero) senza nemmeno un organico programma di lungo respiro.

Ma soprattutto senza un programma articolato e flessibile di promozione, di professionalizzazione e di aggregazione settoriale dell'intera città e ovviamente del suo indotto.

Saremmo pertanto in presenza una scelta tattica purtroppo incapace di soddisfare la disperata necessità del rilancio globale della noastra zona.


Un'area dove la monocultura orafa ci ha demagogicamente e irresponsabilmente portato a ignorare per interi decenni le più elementari regole di un'economia in rapida (e accellerata) evoluzione.

Speriamo allora, e preghiamo fervidamente tutti gli dei del cielo, che gli artisti che fecero grande Valenza e che ancora sopravvivono possano almeno vivere in eterno. 


Anche malgrado i nostri sforzi.

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Tanto gentile e tanto onesta pare - la gemma mia quando alcun valùta… ovvero quelle trattate... :-) 2 -

Buongiorno sig. Lenti,

le scrivo per comunicarle in via del tutto informale che, seguendo il suo consiglio,  ho ricontattato l'IGI per la dicitura relativa al "materiale estraneo" rivenuto nello smeraldo e, fortunatamente (credo), si tratta "solo" di comune olio trasparente. 

Mi hanno infatti comunicato che se si fosse trattato di sostanze più "invasive", o comunque colorate,  l'avrebbero reso noto, perché in tal modo sarebbe risultata modificata la pietra in sè.

Ora mi sento più sollevata e penso proprio che comincerò a dedicare del tempo a pensare al tipo di montatura per un nuovo anello.

Se lei avesse eventuali suggerimenti relativamente alla montatura,  sappia che sono ben accetti e graditi. :-)

Grazie ancora per la disponibilità!

Saluti,  Virna

Buona sera, Virna

benissimo, la serenità é una gran bella cosa, e soprattutto ci permette di dedicare entusiasmo e attenzioni a quanto ci appassiona maggiormente…

Mantengo però TUTTE le mie riserve a proposito di "Certificati d'Analisi" non completi o non sufficientemente precisi, perché oltre a non ricambiare adeguatamente sia la fiducia sia la pecunia del richiedente, lascerebbero uno spazio di non indifferenti dimensioni a quanti vogliano "fare i furbi".

Quanto alla montatura la rimando a una delle precedenti risposte, con tanto di dettagli, ma la prima delle sue considerazioni e a parte i limiti di spesa, sarà riservata alla qualità della lavorazione.

Smeraldo protetto da un castone avvolgente, o almeno montato "basso" rispetto al contorno, e costruzione artigianale da parte di un orefice davvero esperto.

Nessun compromesso, quindi, tantomeno per un amato smeraldo!  :-)

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Il valore di un topazio citrino.

Buonasera, vorrei gentilmente sapere il valore economico di un topazio citrino naturale da 1 carato, certificato del 1983 Grazie.

Buona sera, Maria

il topazio é un cristallo molto pregiato, e anche se il suo esemplare é piuttosto piccolino ha comunque un discreto valore.

Non mi chieda di precisarlo perché un taglio ben fatto ne enfatizzerebbe la bellezza, mentre delle simmetrie errate (secondo le leggi dell'ottica) ne pregiudicherebbe molto l'aspetto, e questi dettagli sono valutabili solo previo esame diretto.

Però le consiglierei di far esaminare la gemma da un operatore competente (sarà sufficiente un rapido esame al rifrattometro) perché a me capitano sovente interlocutori che credono d'avere pregiati topazi NATURALI e scoprono poi di possedere invece dei normali quarzi,.

Ovvero cristalli di una diversa famiglia e che di solito hanno un valore minore.

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Tanto gentile e tanto onesta pare - la gemma mia quando altrui valùta… ovvero: quelli "trattati così" sono ancora smeraldi e rubini "naturali"?

Buonasera sig. Lenti,

eccomi nuovamente a chiedere il suo prezioso ed esperto consiglio.
Questa volta mi rivolgo a lei non per uno zaffiro, ma per avere un parere riguardo un piccolo smeraldo che si trovava montato su un anello di una mia conoscente e che gentilmente mi è stato donato. 

Ho portato la pietra all'IGI di Milano per farne eseguire l'analisi gemmologica; l'intento era quello di conoscere le caratteristiche della gemma per eventualmente valutare di farla incastonare su un nuovo anello, più in linea con i miei gusti :-)

Ora arrivo al punto: 

il certificato rilasciatomi presenta una descrizione accurata dello smeraldo ma, purtroppo,  essendo ignorante in materia,  non riesco proprio a decifrare il significato di talune affermazioni. 

Oltre a ciò, sul certificato è stato riportato che "Il berillo naturale varietà smeraldo analizzato,  presenta materiale estraneo nelle fessure affioranti";  fin qui posso intuire di cosa si stia parlando (trattamenti subiti, corretto?) ma in effetti non viene specificato da nessuna parte che tipo di sostanza sia stata rilevata.

Quindi mi chiedo: c'è un modo per sapere che tipo di trattamenti siano stati effettuati sulla pietra?

Si può trattare "solo" di oliature con sostanze naturali e/o trasparenti oppure possono essere state impiegate sostanze sintetiche e, magari, anche coloranti?

Le allego le fotografie del certificato in modo da porterla aiutare (o almeno lo spero) nell'interpretazione dello stesso.

Un'ultima domanda mi sorge spontanea: dopo aver letto quanto riportato nel certificato,  secondo lei vale la pena  di montare lo smeraldo su un nuovo anello oppure, per le caratteristiche che presenta, sarebbe solo uno spreco di denaro ed energie (più per la ricerca della montatura adatta che per altro)?

In attesa di una sua cordiale risposta (come sempre) la ringrazio e colgo l'occasione per porle i miei migliori saluti e rinnovare l'ammirazione per la sua competenza e disponibilità :-)

Virna

Buona sera, Virna

la ringrazio per il quesito che con la sua segnalazione mi offre il modo per riparlare di un argomento che continua a disturbare la mia gemmodigestione…  

E per entrare subito in argomento immagino lei concorderà che le gemme, quando non rinchiuse in cassaforte o celate nei sepolcri bancari siano innanzitutto e soprattutto dei materiali ornamentali:

quindi sarà lei e solo lei a giudicare se la bellezza del cristallo che le é stato donato valga o meno la spesa e l'attesa per una nuova montatura, e a decidere di conseguenza. 

Quanto alla natura del materiale usato per il riempimento delle micro-fratture (e magari nemmeno tanto micro) dello smeraldo, sarebbe (forse) il caso di domandarlo all'IGI che ha avuto modo d'esaminarlo.

Non mi stupisco che tale dettaglio non sia stato menzionato, innanzitutto perché sarebbe, secondo me, un particolare secondario, e poi anche perché non sempre sarebbe facile ottenere un'identificazione univoca… a costi ragionevoli.

Ah, i bei tempi in cui si cercava l'eventuale presenza di un olio qualsiasi nei pregiati, verdi cristalli…

E, trovatolo, poi ci si sbilanciava persino nel precisare se si fosse trattato di un olio incolore o - vergogna -  di un olio colorato, che però sarebbe stato facile eliminare con un qualsiasi solvente.

Poi qualcuno si pose il problema di "sigillare" quel riempimento ("filling", in gergo) per renderlo duraturo, e il passo verso l'uso di materiali vitrei (soprattutto per i rubini) e di sostanze plastiche per gli smeraldi ne fu il risultato.

A denti stretti devo ammettere che tali interventi, se chiaramente dichiarati e altrettanto chiaramente compresi e accettati dalle parti, sarebbero SOLO oggetto di libera scelta…

Ma quello che mi fa digrignare i denti é la scritta " "Il berillo naturale varietà smeraldo analizzato presenta materiale estraneo nelle fessure affioranti" in posizione di modesta visibilità, comunque ben inferiore a quel "berillo naturale varietà smeraldo" che invece campeggia al centro del documento d'analisi.

Ora, a parte il complimentarmi con lei per l'attenta lettura dell'autorevole papiro, immagino quanti invece non avrebbero compreso o non avrebbero saputo interpretare correttamente l'orrenda (anche se corretta) postilla MOLTO e forse addirittura troppo tecnica.

Probabilmente parecchi, e tutti potenziali vittime di una descrizione che, lo ripeto, 

a  -  per chi non ha altre informazioni non é facile da comprendere nel significato più essenziale, e

b  -  non é certo evidenziata nel modo più opportuno, e purtroppo in tal modo riportata nell'analisi da un istituto di tale rinomanza.

Insomma, se l'uso (sia chiaro, per libera e consapevole scelta) di rubini vetrificati e di smeraldi plastificati é perfettamente accettabile, non altrettanto direi che sia il corredare il risultato di tali trattamenti con "certificati" NON sufficientemente e chiaramente descrittivi.

Perché sarebbe (A MIO AVVISO) il NON corrispondere adeguatamente alla fiducia di chi cerca (e paga) il conforto di un'assistenza professionale.

Senza contare poi la felice opportunità per i soliti galantuomini di rifilare robusti "pacchi" a destra e a manca, pacchi che sarebbero poi ben difficilmente contestabili perchè "c'era tutto scritto nella garanzia",. no?

Mi perdoni la lunga tirata:

sa, il week end mi regala più tempo, così ho approfittato del suo.  :-)

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Cercare e importare gemme dal Mozambico: sarebbe un progetto allettante, se…

Buongiorno,

 

le scrivo con la speranza di ricevere un parere e un consiglio in merito.

 

Premettendo che la mia conoscenza in merito alle pietre preziose é relativamente bassa, ho avuto modo di entrare a contatto con la realtà del Mozambico.

Un paese a quanto pare famoso per le grandi riserve di pietre preziose e metalli. 

 

La mia storia incomincia quando un mio amico del Mozambico, incontrato lo scorso anno a Cambridge, mi ha contattato proponendomi l'inizio di un'attività di ricerca,

acquisto al mercato centrale ed esportazione di pietre grezze dal suo Paese (il mio amico non é gemmologo).

 

Inoltre mi ha proposto l'acquisto di relative licenze di esplorazione, di acquisto ed esportazione per un valore di XX00-X000 euro e successivamente l'apertura di una sede aziendale sul luogo.

 

L'idea non le nascondo é molto allettante ma allo stesso tempo molto difficile da organizzare e realizzare perché attualmente non ho molte informazioni in merito al mercato africano, agli eventuali costi, ai prezzi delle pietre sul mercato, dove potenzialmente potrei spedire le pietre per il taglio (India, Belgio), per la vendita e oltre alle famigerate certificazioni che attestano la purezza della pietra. 

 

Saprebbe darmi un parere, o delle informazioni in merito?

 

Se é realmente attuabile o é solo l'ennesima idea che può tramutarsi in fallimento?

 

Spero di risentirla e di ricevere una risposta in merito,

 

Le sarei davvero grato.

 

Distinti Saluti

Domenico

Buon giorno, Domenico

si, il Mozambico si sta facendo largo con efficaci gemmogomitate nel mondo delle pietre preziose, ma prima d'illudersi d'aver trovato il Paese di bengodi sarebbe MOLTO opportuno stendere un dettagliato (ripeto, UN DETTAGLIATO) piano di operazioni.

Prima di tutto, il socio che le proporrebbe l'attività chi é, da dove arriva, e dove risiede?

E poi, quanto é affidabile per la gestione di capitali comunque non irrilevanti?

Se le premesse fossero positive, l'ipotesi di localizzare una ditta in Mozambico é non solo sensata, ma addirittura auspicabile, perché é assolutamente fondamentale avere qualcuno che rediga i documenti di export e garantisca la regolarità dei relativi permessi.

Ma questo é il punto di arrivo di una serie di test economici (e qualitativi) che devono precedere la localizzazione di cui sopra, perché prima d'impegnare le rilevanti risorse necessarie é importante poter verificare la funzionalità e le caratteristiche economiche di tutta la filiera operativa.

Quanto al taglio dei grezzi, il problema é successivo alla verifica tanto della qualità (e dimensione) dei grezzi, quanto dalla loro quantità.

Perché se i grezzi fossero numerosi ma di piccola dimensione, e di valore relativamente ridotto, allora il taglio più conveniente sarebbe probabilmente effettuato in Paesi come India, Thailandia o Filippine.

Sempre che lei non abbia preferito venderli prima, in blocco, come grezzi da taglio.

Se invece ci fossero cristalli di alto / altissimo pregio io preferirei tenerli d'occhio e farli tagliare a uno a uno, giusto per non temere antipatici e sempre spiacevoli scambi…

Al momento ritengo che ci sia ancora un discreto mercato per materiale di alto pregio, ma non é detto che non si possa trovare un mercato anche per soggetti meno importanti.

Credo che nel verificare il maggior numero possibile di incognite dell'operazione lei potrebbe innanzitutto contattare le nostre autorità diplomatiche in loco onde chiarire con precisione le leggi a proposito di ricerca, acquisto e commercio in export di pietre preziose:

e sarà tempo assolutamente ben speso!

Sono a sua disposizione per approfondire l'argomento della sua e.mail, in particolare con molti dei dettagli che é meglio discutere di persona.

Sempre che lei consideri la possibilità di raggiungermi a Valenza… 

Oppure a Genova o paesini limitrofi, ove potremmo onorare adeguatamente le fatiche di pescatori e viticultori…  :-)