- Categoria: Articoli tecnici
- Visite: 19133
GEMMOLOGIA: GLI STRUMENTI ESSENZIALI per il gioielliere.
Dal punto di vista tecnico l'equipaggiamento di base è abbastanza ridotto e d'uso tutto sommato semplice, purchè se ne rispettino i limiti;
le implicazioni economiche che ne conseguono, viceversa, presuppongono una precisa scelta di comportamento che, pur da elementi comuni, sconfina subito nel campo dell'etica personale prima ancora che professionale.
Anticipando quindi una conclusione vorremmo precisare che, a nostro avviso, l'impegno del gioielliere dovrebbe limitarsi alla ricerca di verifiche e di caratteristiche tali da consentirgli la migliore informazione dei clienti, fornendo loro nel contempo quelle garanzie che il valore delle gemme presuppone come scelta professionale
Microscopio, lampada Normalizzata, rifrattometro/polariscopio, calibro e bilancia, sono tutto quanto può servire per la normale routine, con l'aggiunta di sensori per identificare i diamanti nel caso si eseguano modifiche su oggetti di terzi.
Questi pochi apparecchi (meno della metà di quelli in dotazione ai laboratori professionali di analisi gemmologica) debbono però rispondere a precisi requisiti tecnici per soddisfare nel modo migliore esigenze che, rispetto agli analisti, vedono il gioielliere operare in condizioni molto più difficili:
da solo, con poco tempo, su oggetti montati, con una preparazione tutto sommato ridotta e, sovente, senza la disponibilità di un costante, rapido aggiornamento merceologico (i nuovi tipi di sintetici!).
Con in più il rischio di vedersi attribuire a malafede un eventuale errore, visto che nell'esito dell'analisi ha, di solito, anche un interesse economico.
Per tutto ciò gli apparecchi che si utilizzano debbono essere di classe superiore, e progettati in modo specifico per quest'impiego così particolare.
Naturalmente saranno dotati di tutti gli accessori che, oltre a facilitare il lavoro, lo rendano più rapido ed anche più sicuro.
Una carenza tecnica, oggi, sarà un'ipoteca costante per tutto il lavoro futuro:
l'unico dubbio inaccettabile è quello di non aver visto qualche cosa di essenziale per colpa della propria attrezzatura!
Il microscopio sostituisce ormai da anni la lente 10x, che tuttavia ci accompagnerà sempre, non foss'altro per la comodità d'averla a portata di mano.
Con il microscopio si eseguono controlli e valutazione di qualità sulle gemme e, sovente, un accurato esame consente di individuare caratteristiche significative tali da rivelare con certezza l'origine naturale, sintetica o artificiale del soggetto in esame:
quelle "caratteristiche diagnostiche" che tutti i testi gemmologici elencano accuratamente.
Se l'esemplare è trasparente, e soprattutto non montato, la ricerca si effettua in luce trasmessa, in campo scuro:
la luce attraversa in diagonale la gemma che si presenta sopra un fondo nero, in modo da evidenziare nel modo migliore tutte le caratteristiche interne di formazione.
Tale metodo è essenziale nella "graduazione" della purezza nei diamanti, i cui livelli qualitativi sono codificati da precisi standard internazionali.
Gli oggetti montati presentano troppe zone d'ombra, e alla transilluminazione si affianca quindi l'epilluminazione mediante faretti speciali o lampade particolari.
Questo secondo metodo, se consente di apprezzare la qualità del lavoro in esame (simmetria e finitura della gemma, precisione dell'incastonatura, ecc.) di solito è insufficiente per una quantità rilevante di oggetti montati, per illuminare i quali non v'è nulla di meglio che una serie di sonde a fibre ottiche.
Sempre che il microscopio ne sia dotato, naturalmente!
I vantaggi del microscopio sulla lente sono quelli di un minore affaticamento visivo, lavorando con entrambi gli occhi, e di una visione tridimensionale (visione stereoscopica) che permette di valutare immediatamente la profondità di una caratteristica, nonché l'opportunità di un'eventuale eliminazione.
L'ingrandimento variabile (ottiche zoom) offre la comodità di un lavoro di ricerca ai bassi ingrandimenti, e la possibilità di un'analisi più approfondita a ingrandimenti superiori con la sola rotazione di un anello.
Il microscopio è uno strumento destinato a durare (quasi) per sempre, e deve quindi essere scelto con particolare attenzione, meglio ancora se di un tipo modulare, che possa in futuro essere adeguato a nuove esigenze;
l'ottica deve essere di ottima qualità, del tipo a prismi* e, possibilmente, intercambiabile:
domani potrebbe essere utilizzata su di una nuova base, magari del tipo orizzontale a immersione, che è specifica per l’analisi delle pietre di colore.
(^) gli specchi, più economici ma con minori qualità ottiche, sono giustificabili solo in telescopi astronomici con dimensioni proibitive per ogni altra soluzione
Le caratteristiche di un moderno microscopio richiederebbero un intero libro, ma è essenziale ricordare che solo un progetto sviluppato su precise specifiche potrà servire efficacemente per valorizzare le capacità professionali di chi lo adopera:
le soluzioni improvvisate, così come gli apparecchi non adatti (quelli derivati da modelli per chimica o biologia, per esempio) si riveleranno presto un affare totalmente improduttivo.
Nel migliore dei casi, naturalmente…
La lampada Normalizzata è una sorgente di "luce standard" in funzione di quella "luce del Nord" tanto cara ai diamantai di ieri.
Standard, cioè di caratteristiche definite e uguali per tutti gli operatori (e questo vale per tutti i settori, dai tipografi all’industria tessile, ecc.) ma soprattutto per chi ha a che fare con i diamanti.
Il colore infatti è una funzione della luce, cioè una conseguenza della stessa, per cui è chiaro che utilizzando luci diverse (per composizione cromatica), apparirà di volta in volta diverso anche il colore del diamante in esame.
Le lampade Normalizzate (p. es. i modelli DIALITE a 5500K) sono affiancate da una sorgente addizionale di ultravioletti a onda lunga, 366 nanometri:
per graduare con esattezza il colore dei diamanti se ne valuta anche l'eventuale fluorescenza (azzurra, di solito, ma anche di altri colori, e definita "nulla, debole, media o forte").
Per inciso, ricordiamo che detta fluorescenza contribuisce a formare il "colore apparente" del diamante, e che ne è solo una caratteristica, non un difetto!.
Le lampade Normalizzate (la cui luce è troppo "dura" per un normale uso da scrivania) sono dotate di più tubi luminosi, indipendenti, e di bracci ad altezza variabile:
questo consente di operare con un'intensità luminosa adeguata alle proprie esigenze tanto sui lotti quanto sui singoli esemplari disposti nelle speciali cartine da graduazione.
L'ultima generazione di lampade normalizzate è dotata di un regolatore per adattare l'intensità luminosa a esigenze individuali diverse.
Infine, sarà bene ricordare che la luce Normalizzata è una luce "fredda", povera cioè di radiazioni rosse:
i rubini quindi appariranno meno "saturi" e comunque tendenti al violaceo, mentre zaffiri e smeraldi spenderanno in tutta la loro bellezza.
Con il rifrattometro/polariscopio si identifica la quasi totalità delle gemme in circolazione, purché abbiano almeno una delle seguenti caratteristiche:
una sufficiente trasparenza, e/o una superficie piana.
I due strumenti danno una serie di informazioni che, combinate, consentono di emettere diagnosi rapide e sicure.
Con una avvertenza: la facilità con cui si possono usare induce facilmente a grossolani errori:
il risparmio di pochi secondi, che di tanto si tratta, non giustifica però in alcun modo un esame superficiale!
Con il polariscopio si esegue un primo test, sovente a più esemplari contemporaneamente, dividendo quindi i campioni in due gruppi:
quelli che, alla rotazione, presentano il fenomeno dell'estinzione e quelli che ne sembrano privi.
(Caratteristica da verificare esaminando nuovamente il soggetto, dopo averlo capovolto sul polariscopio).
Rubini, zaffiri e smeraldi, topazi e tormaline, per esempio, sono del primo tipo, mentre gli spinelli (e i vetri) che sovente vi sono frammisti saranno immedia-tamente identificati come soggetti del secondo gruppo.
Con il rifrattometro, poi, si rileva "l'indice di rifrazione", che nel primo gruppo sarà rappresentato da due valori numerici (esemplari birifrangenti), mentre nel secondo gruppo il valore sarà sempre e solo uno,chiaramente leggibile sulla scala graduata dell'apparecchio.
Apposite tabelle, di facile consultazione, risparmieranno la fatica di imparare a memoria intere colonne di numeri.
(Attenzione: le cosiddette "radici" di smeraldo, rubino ecc. pur costituite da un ammasso di cristalli birifrangenti, possono trarre in inganno l'analista inesperto, per cui è meglio evitare l'azzardo di una diagnosi al buio!).
Il risultato finale, in ogni caso, sarà sempre la somma fra la qualità dell'apparecchio e la capacità dell'analista:
lo strumento più economico permetterà perlomeno di distinguere un'acqua-marina da un topazio azzurro, uno smeraldo da una tormalina, un rubino o uno zaffiro da uno spinello, uno zaffiro da una iolite;
ma se i dubbi riguardano la differenza fra uno smeraldo sintetico e uno naturale, è opportuno investire adeguati mezzi economici e umani in ulteriori attrezzature… e in formazione tecnica!
Il sensore per diamanti (impropriamente chiamato anche "punta termica") é in grado di riconoscere per semplice contatto i diamanti dalle varie imitazioni, con un test immediato e sicuro.
Purché l’apparecchio sia stato realizzato con i più sofisticati circuiti elettronici, e non con un semplice, economico termoelemento.
In commercio se ne trovano vari modelli, ma fra tutti il più affidabile é il THERMOLYZER III Eickhorst, dotato anche di un esclusivo selettore di sensibilità.
É appena il caso di sottolinearne l’utilità quando si proceda alla modifica di oggetti altrui, come il cambio delle montature, o anche la semplice messa a misura di anelli con diamanti:
riconoscere subito un’imitazione, prima di accettare il lavoro, significa evitare spiacevoli discussioni, poi…
Il calibro per gemme, così utile e così comodo, viene spesso abbandonato alla mercé di bambini e, peggio, di amici e di clienti, che tra l’altro non sono nemmeno perseguibili per legge;
così, quando serve per stimare la massa (il peso) di una gemma (vi sono apposite tabelle in dotazione con i calcoli già pronti...) è regolarmente rotto, o almeno fuori taratura.
I migliori sono del tipo "LEVERIDGE", meccanici e dotati di registro per la taratura sul retro del quadrante circolare; l'elettronica, viceversa, ha dato non pochi problemi con i primi esemplari in circolazione;
esistono anche modelli più economici, del tipo "MOE" a compasso, più indicati per le perle, o per gemme di grandi dimensioni.
Nei vari testi di gemmologia sono riportate formule di calcolo in base alle quali, considerando massa e dimensioni della gemma, si può verificare anche (o meglio, ipotizzare) la sua natura, visto che la densità (il peso specifico) è una delle tanto apprezzate "caratteristiche diagnostiche".
nota: Un accurato rilevamento delle dimensioni, riportate insieme ad altrettanto precisi dati sulla simmetria (di taglio) del diamante sono elementi essenziali nella descrizione di ogni esemplare, che può quindi essere identificato e, pur senza sigillatura, essere accompagnato da un certificato d'analisi univoco.
La bilancia idrostatica serve per determinare il peso specifico, (o densità, o massa volumica), come ci insegnavano a scuola, proseguendo poi negli studi.
E' un elemento diagnostico, abbastanza elastico per la verità, ma di indubbia utilità soprattutto come elemento addizionale di una identificazione.
Ciò non toglie che sia sovente utilizzato come primo passo per separare tutti i soggetti che presentino valori sensibilmente diversi da quelli ipotizzati o ricercati.
I diamanti grezzi, per esempio, vengono radunati ("concentrati") proprio con questo metodo, e identificati poi con sistemi più accurati.
Con flaconi di liquidi dalla densità nota si esegue anche un primo, facile controllo degli smeraldi direttamente in miniera:
quanti gemmoturisti avrebbero così evitato di pagare il prezzo di uno smeraldo per riportare a casa una tormalina o, anche, il pezzo di un semaforo?
Dato che ogni gioielleria è sempre dotata di una bilancia di precisione, è facile aggiungere al proprio equipaggiamento un kit in grado di determinare la massa volumica (il peso specifico) di una gemma.
Attrezzata la bilancia, l'operazione è semplice, trattandosi di pesare due volte l'esemplare:
una volta in aria, e una volta immerso nel liquido (sospeso in immersione con una spirale che entrerà in un recipiente isolato dalla bilancia).
Il primo peso sarà diviso per la differenza del primo peso meno il secondo, ottenendo così il valore della massa volumica, o densità, da ricercare poi nelle tabelle apposite.
La precisione della bilancia è essenziale, soprattutto nel caso di esemplari molto piccoli:
nei laboratori si usano apparecchi (in carati) con tre decimali dopo la virgola, o cinque se la bilancia è in grammi.
Il liquido dovrebbe essere l'acqua (bollita per eliminarne i gas, e raffreddata poi a 4°C che è il punto di massima densità) ma in pratica si preferisce sovente utilizzare liquidi come il toluene che, oltre a non fare bolle, ha una densità costante in un arco di temperature più ampio.
A patto che ci si ricordi di moltiplicare il risultato finale x 0,867, visto che la densità del toluene (e anche l'odore, purtroppo) sono molto diversi da quelli dell'acqua.
Con ciò si entra nell'affascinante mondo della gemmologia, con una raccomandazione finale: è meglio avere il coraggio di avere paura (di sbagliare)!
Limitarsi quindi alla ricerca di quegli elementi diagnostici che garantiscono la certezza del giudizio.
Non trovandoli, poco importa che la colpa sia di un'attrezzatura inadeguata, della mancanza di tempo, o delle difficili condizioni d'esame:
il responsabili sarà sempre e solo l'operatore!
Ammenocché non si disponga della consulenza di un professionista esterno all'azienda che, in seconda battuta, funga da riassicurazione.
Un paracadute d'emergenza, insomma, quella corda di sicurezza o quell'erogatore supplementare che non servono quasi mai, ma...
Articolo pubblicato su Oro e Diamanti - Trzzano S/N
(rivisto ed eventualmente aggiornato)