- Categoria: Diamanti
- Scritto da Gianfranco Lenti
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Sostituzione fraudolenta diamante durante cambio montatura.
Egr. sig. Lenti,
le scrivo per chiederle un parere in merito a una spiacevole situazione che mi ha decisamente sconcertata.
Alcuni anni fa ho ricevuto in eredità un solitario in oro bianco con pietra che, ancorché non molto luminosa, ho creduto potesse essere un diamante a taglio brillante di grosse dimensioni.
L’ho portata da un gioielliere per verificarne la natura e valutare un eventuale cambio di montatura e il gioielliere ha testato la pietra con la apposita penna che ha emesso il tipico suono che contraddistingue i diamanti.
Pieno di entusiasmo il gioielliere ha quantificato la caratura intorno a 1,8 ct con un valore complessivo dell’anello intorno ai XX.000 € (era il 2005); valore limitato a causa della non eccelsa qualità della pietra.
Decido di cambiare la montatura e, al momento del ritiro, insieme all’anello mi viene rilasciato dal suddetto gioielliere un “certificato” riportante la dicitura “il diamante taglio brillante montato è di carati 1,8 colore H VVS2, valore € XX.000” data e timbro del negozio.
Recentemente mi reco da altri 2 gioiellieri nella mia città e a una verifica della pietra con la penna emerge che non si tratta di un diamante (il dispositivo non emette suoni).
Inutile dire che dal momento del cambio di montatura l’anello non è stato più manomesso da nessuno, quindi lo scambio di pietra deve per forza essere avvenuto in quell’occasione.
Può immaginare la mia reazione.
Le chiedo a questo punto:
1. E’ possibile che la penna del primo gioielliere abbia identificato come diamante la pietra che invece non lo era?
2. Ho speranza di rivalermi sul gioielliere al quale ho commissionato il cambio di montatura e che mi ha rilasciato la sua “garanzia” sulle caratteristiche della pietra?
3. In caso di contenzioso (è probabile che il gioielliere sostenga che la vera pietra sia stata rimossa da noi successivamente al suo intervento) è possibile dimostrare, con una perizia o altri metodi, che il gioiello non è stato più maneggiato da allora?
Consideri che da allora è stato indossato non più di 3 volte.
4. Data la caratura della pietra lei mi consiglierebbe di procedere per vie legali?
Mi rendo conto che la situazione appare assurda, e stento a credere che un professionista si assuma il rischio di effettuare uno scambio simile, ma purtroppo non so cos’altro pensare (la prima volta la penna ha suonato, mentre dopo il cambio montatura non da segni di vita).
Buona sera, Stefania
si, la situazione apparirebbe assurda ma, tanto per puntualizzare un argomento che mi sta a cuore, la ringrazio prima di tutto a nome della categoria per la forma dubitativa con cui si é espressa...
Anch'io non credo che, indipendentemente dalla dimensione e dal pregio di un diamante, un professionista si abbassi a giocare uno scherzo del genere a una cliente!
Tanto più che scrivendo quel "certificato" si sarebbe immediatamente esposto al rischio di una pesante e motivata contestazione...
Molto più probabile, invece, che tanto lei quanto il gioielliere siate rimasti vittime di una dolorosa "epoca di transizione" a proposito di quelle "penne", ovvero dei sensori che si usavano con (troppa) disinvoltura per identificare i diamanti.
Apparecchi almeno all'inizio attendibili nei confronti di TUTTE le imitazioni del diamante, soffrirono in seguito di vari problemi:
1 - furono quasi subito affiancati da copie più economiche, ma sovente anche meno affidabili
2 - la facilità e l'immediatezza d'uso rese (in apparenza) superflua l'attenta lettura delle istruzioni, giustificando così molte diagnosi errate,
3 - avrebbero in seguito dovuto essere sostituiti (o affiancati) con apparecchi in grado di riconoscere un nuovo tipo di imitazione comparsa in epoca successiva (la moissanite) , che era in grado di "ingannare" gli apparecchi più datati.
Purtroppo non molti gioiellieri ebbero occasione di conoscere per tempo il nuovo pericolo e davvero tanti incorsero in "disguidi" simili a quello occorso a lei e che ora l'angustia.
Come epoca dei fatti ci saremmo pari pari, e nulla di strano che un successivo controllo con uno strumento più aggiornato abbia poi dato l'esito che l'ha sconvolta!
Indubbiamente aver valutato come G color e VVSI 2 una moissanite é comunque una bella cantonata, ma se l'osservazione (alla lente?) riguardava un cristallo scelto fra quelli meno "segnati", allora anche la ridotta "luminosità" della pietra coinciderebbe con quel materiale che, ripeto, aveva il SOLO pregio di ingannare certi sensori.
Ammetto anche di non poterle dire molto di più, perché di moissaniti ne ho comperato solo alcune che, a scopo didattico, faccio osservare durante i corsi di gemmologia, nelle quali però il grado di "purezza" equivalente sarebbe molto più "basso" di un diamante VVSI 2...
Sono a sua disposizione tanto per altri dettagli tecnici quanto per vedere il soggetto incriminato, visto che siamo vicini di casa, ma in ogni caso le sconsiglio decisamente qualsiasi ipotesi di contenzioso legale:
nessuna perizia potrebbe confermare le sue affermazioni, perché non credo che anche in caso di una sostituzione il "bandito" abbia masticato tanto maldestramente la montatura al punto da renderla pietosamente eloquente.
E in ogni caso lei non avrebbe nessuna prova a sostegno delle sue affermazioni, per cui il giudice quasi certamente si limiterebbe a ponziopilatare la sentenza.
Anche se "mal comune non é mezzo gaudio", pur con alcune varianti di casi come il suo ne sono successi diversi!: