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Al fine di ottenerne lingotti d'oro di purezza regolamentare e successiva commercializzazione in Italia.

Buongiorno,


ho letto alcuni degli interessanti consigli dati ad altri lettori.


L'importazione di lingotti d'oro di purezza non sufficiente a definirli come "oro da investimento", al fine di ottenerne lingotti di purezza regolamentare e successiva commercializzazione in Italia, risulta essere appannaggio di soggetti iscritti presso la Banca d'Italia (U.I.C.).


Desidererei sapere se a suo parere anche la TEMPORANEA importazione di oro grezzo in forma di lingotti, al fine di una sua raffinazione in Italia e successiva cessione a SOGGETTI ESTERI, sia riservata a soggetti autorizzati dalla Banca d'Italia oppure se in tal caso (temporanea importazione) tale autorizzazione possa non essere necessaria.


Cordiali saluti
Stefano

 

Buona sera, Stefano

 

la prego innanzitutto di NON chiedermi commenti a proposito delle leggi e soprattutto dei relativi, famigerati "regolamenti" complicatori in tema, dato che ormai ho una considerevole esperienza in materia...

 

Sa, temo sempre che il mio self control possa per un attimo abbandonarmi per lasciare via libera a quelle espressioni che, pur pesanti, sarebbero certo adatte - o magari ancora troppo delicate - alla situazione che delizia gli operatori di questo e purtroppo di tanti altri settori produttivi...  nostrani!

 

Scusandomi per lo sfogo, le dico subito che la via più breve (relativamente e italicamente parlando) é quella di far spedire i lingotti da affinare o. meglio, consegnarli di persona alla dogana come merce in temporanea importazione in conto lavorazione "a titolo oneroso".

 

L'operazione sarà realizzata a nome di una ditta con sede all'estero, alla quale sarà poi rispedito l'oro affinato.

 

In tal caso non sarà necessario il beneplacito della Banca d'Italia, ma l'operazione DEVE essere effettuata per mezzo di uno spedizioniere accreditato, e i lingotti affidati a una ditta (tipo Battistolli) per ritiro, consegna al banco metalli e  successiva rispedizione al mittente del prodotto finale.

 

Si informi però dei costi PRIMA di iniziare il balletto dei papiri, altrimenti (e soprattutto per operazioni relativamente modeste) potrebbe bruciarsi tranquillamente TUTTI gli utili.

 

Un'ipotesi sensata, se non altamente raccomandabile, sarebbe quella di concordare tempi e costi "a forfait" con tutti gli operatori interessati... sempre che l'entità del gioco valga la candela.  :-)

 

Inutile aggiungere, credo, che se l'origine delle attività summenzionate fosse invece una ditta italiana tanto la burocrazia quanto le relative implicazioni sarebbero molto, molto più onerose.

 

Ma con un buon commercialista, un fegato di zinco e qualche mestolo di Valium...  :-)

 

Però a a scanso di sorprese, prima di iniziare le operazioni le direi di verificare con lo spedizioniere l'esistenza di eventuali limitazioni "morali" a proposito del Paese di provenienza del metallo:

 

perché potrebbe purtroppo accadere che uno dei nostri illuminati, onorevoli cervelli abbia ritenuto opportuno il bis con quella liliale idiozia che, secondo me, é il "Kimberly process" relativo ai diamanti.

 

E allora sarebbero (ulteriori) pasticci!

 

In bocca al lupo!  :-)