In cosa differisce la lampada che voi usate per analizzare le gemme rispetto le altre lampade

Buon giorno Sig. Lenti.

Gradirei sapere da cosa differisce la lampada che voi gemmologi usate per analizzare le gemme rispetto le altre lampade, e se questa fa risaltare di più  i pregi o i difetti delle gemme stesse rispetto alle normali lampade che noi, non addetti ai lavori, conosciamo.


Grazie

Michele

 

Buona sera, Michele

 

le lampade producono la luce, ovvero uno strumento essenziale per la valutazione (per qualunque valutazione) "a vista".

 

In gemmologia, oltre alle caratteristiche fisiche rilevate con calibri e con apposite bilance, sono essenziali le osservazioni che riguardano l'aspetto derivante dalla trasparenza e dal colore delle gemme.

 

Ma mentre per la trasparenza é sufficiente un sorgente luminosa qualsiasi, purché sufficientemente intensa, per il colore le cose si complicano perché non esiste ¨˜å ßø¬å lampada che soddisfi TUTTI i requisiti necessari nelle varie circostanze.

 

Per i diamanti é infatti necessaria una lampada (finalmente!) "Normalizzata" , cioé che metta a disposizione di TUTTI gli addetti al settore un flusso luminoso per quanto possibile uguale come colore.

Si tratterebbe di una "luce fredda, a 5500K" (5500 gradi Kelvin, per chi ha nozioni fotografiche o tipolitografiche) che riprodurrebbe la tradizionale e mitica "luce del Nord" alla quale si stabilisce il grado di colore dei preziosi cristalli.

 

Ricordiamo per inciso che il colore NON ESISTE, dato che é solo la conseguenza di un assorbimento selettivo della luce:

quindi se gli operatori usassero luci con "temperature di colore" fra loro diverse, lo stesso diamante apparirebbe loro di colori conseguentemente diversi.

 

Insomma, un caos per la gioia dei ciarlatani e conseguente disperazione degli operatori corretti...  :-)

 

E questo é solo un aspetto del problema, perché la luce per i diamanti NON é ADATTA per valutare (né per apprezzare esteticamente) per esempio i rubini, che apparirebbero violacei o comunque alquanto pallidi se esaminati con una luce con una ridotta percentuale di rosso nella sua composizione spettrale.

 

Meno critico l'esame di zaffiri e smeraldi, ma il problema rimane e, anzi, si complica ancora con le perle che vorrebbero lampade a loro dedicate:

per esempio neon a luce (non troppo) diffusa, ma attentamente calibrata in funzione del colore delle perle da esaltare.

 

In ogni caso le preciso che, salvo il caso dei diamanti, un compromesso ragionevole (e NON Normalizzato) si ottiene con emissioni luminose a spettro completo, con una temperatura di colore compresa fra i 3000 e i 4000K (gradi Kelvin) come quelle di molti faretti alogeni.

 

Ribadisco però il concetto del colore che esiste solo COME CONSEGUENZA della luce, e derivante dalla sua composizione:

e per averne la prova lei potrebbe farsi fotografare tanto al mattino, sulla neve, quanto nel tardo pomeriggio, confrontando poi le immagini che certo le spiegheranno in modo ben più rapido e convincente  perché (anche) in gemmologia la luce sia un argomento mooolto delicato.

 

Ovvero da conoscere adeguatamente e da usare con la dovuta attenzione.

 

Però non addebiterei alla luce nessuna evidenziazione particolare,  né di pregi né di difetti, perché stiamo parlando solo di uno strumento di osservazione.

I giudizi in proposito sono poi appannaggio di chi osserva e valuta, esprimendo quindi le valutazioni conseguenti parametri magari diversi, mentre la natura fa SOLO caratteristiche.

 

Come il colore dei capelli o delle chiome...

Lei ha preferenze?    :-)