Rubino scambiato: abbiamo avuto la netta impressione che non si trattasse della stessa pietra

Egregio Sig. Lenti, ho un problema che non so proprio come affrontare.
Leggendo le varie domande cui ha tanto accuratamente risposto, mi sono accorta di non essere la prima ad avere problemi di questo genere:
spero davvero che lei possa aiutarmi!

Mia madre ha ereditato dalla mia bisnonna una collana di perle che abbiamo fatta reinfilare perché molte erano morte e, dal momento che era assai scenografica, abbiamo deciso di trasformare la chiusura in anello.
Tale fermaglio é in oro bianco con in centro un rubino cabochon e ai due lati due maglie a forma, grosso modo, di cuore, contenenti dei piccolissimi brillanti.

Il gioielliere cui abbiamo commissionato il lavoro ha aggiunto due maglie come queste già esistenti e altre senza brillanti per chiudere l’anello.

Ora, il problema é il rubino.
Appena l’anello ci é stato consegnato, abbiamo avuto la netta impressione che non si trattasse della stessa pietra.
La pietra che ci é stata consegnata ha riflessi violacei ed é piena di inclusioni:
sembra che sia "esplosa" dall’interno, come un cubetto di ghiaccio quando cambia bruscamente la temperatura.

Anche la superficie della pietra é tutta scheggiata con due solchi piuttosto profondi, avvertibili al tatto.
La "nostra", invece, era una pietra più chiara, dai riflessi rosso intenso, priva di inclusioni evidenti a occhio nudo (come, invece, sono quelle della pietra incriminata) e dalla superficie liscia.

Il gioielliere che ha fatto il lavoro é, ovviamente, indignato dal sospetto:
dice che non c’era alcun motivo per cui il rubino venisse rimosso dalla sua sede o, comunque, toccato e sostiene che probabilmente il rubino era stato trattato con degli olii che gli avevano conferito quell’aspetto, creando una sorta di rivestimento.

Rivestimento che é saltato via con il bagno rodiato e gli ultrasuoni.

Un secondo gioielliere cui abbiamo mostrato la pietra, prima e dopo il lavoro, ci ha detto che non esistono trattamenti di questo genere per i rubini e, inoltre, mentre non aveva esitato a identificare la pietra come rubino la prima volta che l’aveva vista, dopo la "trasformazione" in anello ha dovuto esaminarla prima di essere certo che fosse un rubino.

Insomma, non sappiamo cosa pensare.

Il gioielliere, in seguito alle nostre rimostranze, ha ripreso l’anello dicendoci che l’avrebbe trattato nuovamente con questi olii cosÏ sarebbe tornato come prima.
Noi ci siamo dette d’accordo, pensando anche che, se davvero la pietra é stata sostituita, gli avremmo dato modo di rimettere le cose come stavano senza creare scandalo.

Mi può aiutare?
Esistono davvero questi trattamenti o é, verosimilmente, una scusa?

Posso ipotizzare che la pietra avesse un discreto valore, conoscendo le sue origini, ma, mi dicono, un rubino con quel taglio, non dovrebbe superare i 400 € circa.

Non le sembra improbabile che un gioielliere di fama corra simili rischi per questa cifra?
Se potesse venirmi in soccorso, Le sarei immensamente grata:
ho un forte legame affettivo con quell’oggetto e terrei molto ad appurare la verità.

La ringrazio oltremodo per la sua cortese pazienza e gentile disponibilità.





Buona sera, M. lei ha il nome di una mia deliziosa cuginetta che vive in quel di Budrio, e quindi le rispondo immediatamente.
Anche se, essendo sabato sera, preferirei interloquire con la felice proprietaria di una favolosa tanzanite, per esempio!

Innanzitutto, a parte la solidarietà umana (e tecnica) non posso fare molto, a voler essere ottimisti...
Però le confermo che l’oliatura non é un trattamento utilizzato per i rubini, solitamente privi delle necessarie fratture che invece caratterizzano gli smeraldi.

Non posso ovviamente esprimere considerazioni di valore, e anche sull’"esplosione" con alterazione di colore di un cristallo posso solo formulare un’ipotesi, con tutte le incognite del caso.
I rubini (e molti altri cristalli) subiscono vistose alterazioni fisiche, quando sottoposte a trattamento termico, ma l’effetto da lei descritto sembra la conseguenza dell’intervento di un fabbro ferraio, con tanto di forgia e martello, con successivo tentativo di tempera in acqua fredda.

Faccio davvero fatica a credere che un gioielliere sia tanto maldestro da usare una fiamma ossidrica (o una saldatrice ad alcol, per la precisione) tanto male e tanto a lungo da danneggiare in quel modo un rubino, e quindi mi astengo da altre ipotesi.

Rimane il sospetto della sostituzione, ma credo che lei converrà con me che un gioielliere "di fama" dovrebbe essere uscito di senno per fare uno scherzo simile, anche a prescindere dalla modesta cifra che lei mi precisa.

Ammenocché non sia un aspirante kamikaze, il suo capitale é quasi interamente costituito dalla sua reputazione, per cui rimarrebbe solo l’ipotesi di un clamoroso (ma improbabile...) caso di stupidità.

Capisco la cautela del secondo gioielliere, perché una gemma rossa con sfumature violacee potrebbe essere tanto un rubino quanto, per esempio, una tormalina, ma questo non le risolve il problema.

Mi rimane la curiosità di sapere come andrà a finire l’intervento per "rimettere le cose a posto", ma non vorrei infierire: veda lei.
Per inciso, mi complimento per la precisione delle sue descrizioni, che m’hanno risparmiato un impegnativo lavoro di "traduzione".

Cordiali saluti, con simpatia.