l taglio "a smeraldo", il taglio "a cabochon, il fuoco e la dispersione

Buongiorno Sig. Lenti

Sono quello studente di Chimica che è rimasto affascinato dalle gemme e ogni tanto le scrive. 

Leggendo alcune delle risposte pubblicate sul suo sito, ho notato che, quando si tratta di berilli, lei consiglia sempre di optare per il taglio ottagonale a gradini in quanto “rendono il massimo". 

Immagino si riferisca alla  brillantezza...

Volevo chiederle di conseguenza se per le altre gemme (intendo quelle più comuni) ci siano delle tipologie di taglio da preferire (ovviamente a parità di qualità del taglio) e se una gemma col taglio meno idoneo vada sempre scartata anche quando sembra molto brillante (scusi se quest'ultima domanda è un po' sciocca). 

A dir la verità cercavo di capirci qualcosa da solo: ho guardato alcuni dati sul libro "Gemmologia tecnica"; comprato da poco, e ho visto che il berillo ha un basso indice di rifrazione e anche una minor capacità di disperdere la luce;

Inoltre ho notato che una gemma come il diamante, che invece presenta valori elevati di entrambe queste grandezze, generalmente non viene tagliato a gradini...verrebbe quindi da pensare che il taglio a gradini sia da preferire solo per minerali con basso indice di rifrazione e bassa dispersione e optare per tagli sfaccettati negli altri casi…

È corretto ciò che ho dedotto o il motivo è un altro? 

A me personalmente il taglio che universalmente piace di più per le gemme colorate è proprio quello a gradini, specie se non troppo oblungo, tuttavia nel libro sopracitato mi è parso di capire che non venga considerato quello da prediligere in quanto generalmente presenta scarsa brillantezza e basso fuoco a causa delle dimensioni della tavola…

Ma in tal caso allora si tratterebbe di un errore nell'impostazione del taglio, non di un limite proprio di questa tipologia, giusto? 

Un'ultima domanda: una gemma tagliata cabochon, nella fattispecie un'acquamarina, è da preferire trasparente o traslucida? 

La ringrazio se vorrà rispondermi anche stavolta e scusi se non sempre mi esprimo al meglio. 

Cordiali Saluti

Stefano 

 

Buona sera Stefano

lei si esprime benissimo ma le sue righe sono alquanto… confuse, almeno nelle diverse conclusioni oltre che per alcune premesse…  

Ma spero in ogni caso di non aggiungere confusione con spiegazioni necessariamente concise… :-)

Si, per i berilli in genere e per gli smeraldi in particolare a me piace soprattutto il taglio ottagonale a gradini:

lo trovo semplicemente austero nella sua eleganza.

Premesso quindi che “a parità di taglio” non significa nulla é prima di tutto il gusto personale che influenzerà la scelta definitiva.

Il taglio serve per esaltare le qualità ottiche del cristallo sfruttandone le caratteristiche e proprio qui di riconosce la preparazione, la sensibilità e la bravura del tagliatore:

un artista che si muoverà entro i precisi limiti delle leggi dell’ottica.

Limiti e simmetrie che sono diversi per ogni famiglia di gemme!

Però é pacifico che esemplari con taglio scadente siano, per quanto possibile, da evitare.

L’indice di rifrazione e il valore della dispersione sono costanti da considerare proprio al momento di calcolare le simmetrie finali del soggetto - l’angolo di padiglione in primis - 

E poi la dimensione percentuale della tavola rispetto al diametro totale, soprattutto nei tagli “a brillante"

Il diamante ha un valore di dispersione “medio” e questo è il motivo per il quale il “fuoco” evidente con osservazioni di tavola presenta uno scintillio molto ravvicinato dei vari colori. 

E questo é il motivo per il quale un occhio allenato riconosce subito il diamante - soprattutto nei tagli - a brillante - dal cubic zirconia che invece ha un valore di dispersione ben più alto e pertanto mostra un distacco “più marcato”… quasi arlecchineggiante!  :-)

Quindi lei vorrà considerare però che la forma e il taglio dei diamanti seguono prima di tutto le richieste del mercato, ma anche le condizioni del grezzo di partenza,

Magari in conseguenza di caratteristiche interne più o meno evidenti.

La luce riflessa dalla tavola di un taglio a smeraldo ha una netta predominanza rispetto a quella rifratta dalla corona ma nel caso delle gemme di colore il valore nettamente predominante é la saturazione cromatica nel suo insieme dell’esemplare in esame.

Senza ovviamente trascurare la simmetria del padiglione che assicura la restituzione della massima quantità di luce penetrata nel soggetto.

La brillantezza é conseguenza soprattutto di un perfetto polimento mentre il fuoco é la somma fra luce riflessa (dalla tavola, appunto) e luce rifratta.

Quella che riemerge rifratta, appunto,  e scomposta nel colori primari dalla gemma. 

Fenomeno della massima importanza nei soggetti incolori ma che concede almeno alcune digressioni nelle pietre di colore.

Quindi il tagliatore NON sbaglierebbe MAI… se non dovesse tener d’occhio d’occhio la caratura finale ottenibile. :-)

Quanto ai cabochon e non solo quelli di acquamarina sono quasi esclusivamente piuttosto traslucidi.

Soprattutto dopo che la ditta Bulgari le lanciò  come ”milky” (premio Nobel per il felice nome!) conseguendo un clamoroso successo di vendite anche per il prezzo alquanto contenuto.

Naturalmente esistono gioielli di altissimo pregio, tanto moderni quanto addirittura storici che esibiscono gemme trasparenti con tale affascinante taglio e sono l’espressione di buon gusto e maestria orafa da mille e una notte.

Cordialità