Una bella acquamarina… un tantino fuori misura.

Buongiorno Gianfranco,

leggo con frequenza il suo sito dove si trovano  informazioni davvero utili e quindi la ringrazio in anticipo per questo suo servizio che ci rende tutti un po' più dotti in materia (o meno ignoranti).

Avrei intenzione di diversificare i miei piccoli investimenti, acquistando un acqua marina che reputo, per quel che posso vedere dalle foto che le allego, particolarmente bella (ma che ovviamente dovrei poi veder dal vivo). 

Parliamo di 29 carati, taglio a cuscino, con un prezzo di circa XXX euro con certificazione che dichiara la gemma come naturale, di provenienza Brasile, eye clean, TIPO I.

A parità di valore potrei acquistare tranquillamente un diamante e andare sul sicuro, però l'acqua marina in generale mi piace e questa in particolar modo. 

Il punto è il seguente: può un'acqua marina definirsi un investimento? 

O visto il valore elevato il gioco non vale la candela?...

Grazie ancora e buona giornata

Roberto

 

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Buon giorno Roberto

anche a me piacciono molto le acquemarine ma eviterei di parlare di un investimento, soprattutto in questo caso…

Prima di tutto si tratta di UN SOLO ESEMPLARE, oltretutto di dimensioni molto grandi e quindi appetibili (forse) solo per un collezionista.

Il problema sarebbe poi quello di stanarne uno che apprezzi un simile esemplare, e che voglia comperarlo DA LEI a una cifra remunerativa per il suo investimento.

Dalla foto sembra si tratti di un bel cristallo, tanto come colore quanto come trasparenza.

Però visto che me la sottopone devo dirle che a me non piacciono i tagli a losanghe con i quali in Brasile finiscono i padiglioni delle gemme.

Tanto più che l’acquamarina (come lo smeraldo e la raffinata morganite) “rende” il massimo con un taglio “a gradini”.

Poi, per “investimento” io vedrei sempre e comunque un “tesoretto” di (tante) gemme da monetizzare a turno, di tanto in tanto.

Altrimenti parlerei di “bene rifugio” per gli esemplari destinati ad ammuffire tristemente in una cassetta di sicurezza.

Ma tanto per gli investimenti quanto per i beni rifugio é imperativo considerare la situazione economica della zona in cui si opererebbero poi le eventuali smobilitazioni, visto p. es. che in Italia l’economia alla canna del gas vede un ridotto entusiasmo per i preziosi.

Io ho vissuto i tempi avventurosi di un commercio fiorente, quel fiorire di movimenti essenziale per un Paese che non avendo nessun tipo di materie prime può contare solo sulle capacità creative produttive e commerciali del suo popolo:

ma i cialtroni incapaci prima e peggio ancora che disonesti che ci hanno perseguitato nell’ultimo decennio hanno soffocato qualsiasi possibilità operativa con leggi assurde, burocrazia asfissiante, tasse insostenibili.

Come azzardare quindi un qualsiasi giudizio a proposito di una redditività adesso quanto mai aleatoria?

Certo, in ogni settore rimane sempre una nicchia di possibilità comunque allettanti, una nicchia che auguro a tutti di scovare... e di coltivare con successo.

Ma la vedo dura.