Pietre naturali: un concetto e un termine controversi

Buongiorno

Ho letto per caso il messaggio che le ha scritto il Sig. Costantino che parlava  delle gemme di XXX.

 

Ci sono rimasta un pò male perchè ho comprato degli anelli bellissimi senza spendere troppo ed ero sicura fossero gemme assolutamente naturali visto che avevo il certificato di garanzia.

 

Che delusione quindi scoprire che è tutta una buffala.

 

Per fortuna non ho speso cifre importanti però scoprire che sono tutte trattate me le fa apprezzare di meno.

 

Mi piacciono tanto le pietre naturali. Infatti prima guardavo la trasmissione XXX che oggi si chiama XXX gem dove lì credo che le pietre sono di sicuro naturali non trattate.

 

Non vendono tanto pietre preziose ma fili di chips o pietre semipreziose come agate giada malachite che sembrano non trattate e lo dice anche la descrizione che mandano.

 

Alle volte sono perfine brutte tanto sono naturali.

 

O no?

 

Le risulta per caso che anche XXX gem tratta le pietre semipreziose?

 

Speriamo di no altrimenti la mia esperienza televisiva finisce qui.

 

Ho acquistato fili di pietre semipreziose anche sul sito XXX dove ti controllano se quello che descrivi sulla pietra corrisponde a veritá.

Vengono quasi tutte dall’India.

 

Mi piacciono tanto le pietre preziose e semipreziose ma solo se sono naturali.

 

L'ultimo acquisto di XXX è un bellissimo anello di topazio londra e scoprire che invece è quasi vetro colorato… nonostante la garanzia.

 

Le chiedo se c'è un sistema per uno che come mè non se ne intende per niente di gemme a distinguere una pietra vera da una trattata?

 

Io mi fidavo della loro garanzia ma ora scopro che non vale nulla…

 

Grazie per avermi fatto scoprire l'amara veritá.

M. Luisa 

 

 

Buona sera. M. Luisa

 

ho scritto tante volte che non esistono “pietre dure” nè "pietre semipreziose” che m’è venuto spontaneo portare la mano alla scimitarra  vendicatrice…  :-(

 

Ma la sua e.mail gronda disperazione e allora non ho avuto il coraggio d’infierire!

 

Però guardi che il suo sconforto, anche se aggravato o addirittura causato da tante inesattezze, è in buona parte ingiustificato.

 

Secondo me, almeno.

 

Intanto in rete operano commercianti attendibili e altri che definire sprovveduti è una palese espressione di carità cristiana.

 

Naturalmente ci sono anche parecchi disonesti che, da perfetti cialtroni professionisti, si avvalgono di terminologie che li farebbero apparire competenti e ampiamente disponibili nel confortare i clienti.

 

Magari confortati con abbondanza di “informazioni commerciali"i e, appunto, di “garanzie gemmologiche”.

 

La difesa é praticamente impossibile e saranno in parecchi a condividere esperienze e considerazioni meno positive dello sperato.

 

In compenso lei mi dice che non ha fatto acquisti per cifre importanti e che l’estetica di quanto ricevuto la soddisfa:

e non é poco, direi.

 

Volendo insistere con gli acquisti sul web si attenga alla sana precauzione di stanziare SOLO cifre modeste, riservando acquisti più significativi da perfezionare presso il gioielliere di fiducia.

 

Quanto ai topazi London le faccio presente che il trattamento modifica SOLO il colore, ma rimangono topazi in tutto e per tutto:

non certo vetro, un materiale che é davvero  un altro universo! 

 

Certo, le pietre “naturali” piacciono anche a me, oltre a qualche miliardo di altri appassionati/e ma é necessario specificare bene che cosa s’intende con il controverso termine per evitare dolorosi e a volte costosi equivoci.

 

I cristalli dai quali si ricavano le meravigliose gemme sono prodotti nelle profondità della crosta terrestre nel corso di intere ere geologiche;

giusto quindi definirli “naturali”, a differenza di quelli riprodotti dall’uomo, che sono detti “sintetici.

 

E fin qui tutto ok, ma prendiamo per esempio rubini e zaffiri che a volte sono stati riscaldati da un fiume di lava che fluiva nei pressi del giacimento e ne ha così modificato il colore: 

sono sempre “naturali, vero?

 

Già, ma l’uomo cerca di riprodurre l’effetto migliorativo dovuto al riscaldamento al fine di elevarne la bellezza e quindi il valore:

e non sempre l’intervento lascia tracce riconoscibili.

 

A questo punto ci si danna per avere un responso gemmologico (con relativo, sperato ritorno economico), oppure ci si iscrive al mio gemmopartito che al primo comma dello Statuto recite: quando una gemma é bella, é bella e basta.  :-)

 

Una gemma e non una sintesi, sia chiaro.

 

Naturalmente NON basta perché la cosmesi gemmologica si estende a trattamenti via via più invasivi e (per me e per M.luisa) sempre meno tollerabili.

Con i relativi problemi tanto di definizione quanto di accettazione.

 

Dall’asportabile innocente e tradizionale infiltrazione negli smeraldi di olio incolore (praticamente abbandonata) fino alla tenace stuccatura degli stessi con resine colorate, che sono una truffa bella e buona.

 

Dalla ceratura (che ha anche effetti protettivi) dei turchesi fino alla “zuccheratura” con successivo passaggio in acido degli opali.

 

Dalla termodiffusione alla “vetrificazione” di rubini che, di bassa macelleria, assumono l’apparenza di gemme da maharadjah.   

 

E i diamanti?

 

Anche loro subiscono sottilissime perforazioni col laser, attraverso le quali un apposito acido rende meno visibili le tracce nerastre ivi presenti.

 

Il tutto si sigilla poi con le solite resine e si commercia il prodotto come Clarity Enhanced Diamond, ovvero "diamante a purezza migliorata”.

 

Oppure s’interviene con brutali trattamenti mediante alte energie che ne inducono e modificano il colore.

 

Spero di non averla annoiata e soprattutto mi auguro d’aver rinsaldato in lei la fede e l’ammirazione per quelli che io chiamo “i fiori di pietra”.

 

Ma per favore non dica più che certi esemplari naturali "sono quasi brutti” perché la bellezza sta negli occhi di chi guarda, tanto in gemmologia quanto in amore!  :-)