- Categoria: Pietre di colore
- Scritto da Gianfranco Lenti
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Non esistono le domande provocatorie, né quelle offensive, se formulate in buona fede...
Buongiorno sig. Lenti,
scusi la domanda provocatoria e forse apparentemente offensiva, ma leggendo la sua risposta sugli esami rapidi per l'identificazione dei diamanti natutali, mi sorge spontanea una domanda sicuramente provocatoria:
E' possibile, con le tecniche e le tecnologie truffaldine a lei conosciute, ingannare un gemmologo o un Istituto di Cerificazione riconosciuto?
Scusi la provocazione, ma almeno mi tolgo un tarlo e mantengo la fiducia nella sua categoria o perlomeno nella sua esperienza e franchezza.
Saluti, Marco.
Salve, Marco
lasci stare i tarli, e ragioniamo con calma da pari a pari, perché se formulate in buona fede, cioé col desiderio di conoscere, io ritengo che non esistano domande provocatorie né offensive.
Invece abbondano risposte inadeguate, nella migliore dei casi, o addirittura evasive, che per ignoranza o vigliaccheria confondono, deludono e finiscono tragicamente per dirottare l'interesse di chi chiede verso aree illustrate in modo significativamente credibile.
Perché proprio di questo si tratta, ovvero il nocciolo della questione é dire pane al pane...!
Gemmologi, istituti, esperti e "istituzioni" a piacere sono innanzitutto caratterizzati da un comune denominatore:
l'essere umano, che in quanto tale é comunque SEMPRE soggetto a errori.
Anche in gemmologia si possono quindi prendere consistenti, dolorose (e di solito costose) cantonate e, noti bene, dando per scontata la buona fede degli attori interessati all'emissione dei vari responsi.
Col senno di poi si possono ricercare e magari individuare le cause di un dramma che é innanzitutto umano, prima ancora che professionale:
mancato aggiornamento, attrezzatura inadeguata, fretta e/o superficialità, carenze caratteriali fino all'indulgenza verso i propri limiti,.
e via elencando.
Ma non vorrei che lei ipotizzasse una qualsiasi indulgenza da parte mia verso la categoria... incriminabile! :-)
Quindi le farei un solo esempio che é la base di partenza nel rosario di consigli susseguenti ai miei corsi di gemmologia:
avere il coraggio di aver paura!
Perché se cercare qualcosa che la tale gemma DEVE avere, o individuare qualcos'altro che l'IPOTIZZATA talaltra gemma HA, e NON DOVREBBE MOSTRARE sono la base per l'acquisizione di una ragionevole certezza diagnostica, quando invece NON si trova nulla di significativo le cose si complicano all'inverosimile.
In tal caso sono solo l'estensione delle analisi e una consistente esperienza che possano giustificare una convinzione sufficientemente solida da essere trascritta come risultato dell'analisi gemmologica.
Senza trascurare l'indispensabile, preziosa umiltà di un eventuale, ulteriore consulto con un collega grazie al quale ridurre ancora l'area del dubbio.
Ovvio che se "ieri" avessero prodotto un rubino, uno smeraldo, uno zaffiro o un diamante sintetico (o, magari, anche solo un particolare "trattamento" cosmetico) che nessuno degli analisti ha ancora visto, il rischio di errate o mancate identificazioni sarebbe molto, molto alto.
Ma voglio credere che in assenza di caratteri "significativi" le precauzioni e le attenzioni aumentino di conserva, soprattutto oggi...
Purtroppo anche così, e quando le dotazioni tecniche non siano né complete, né aggiornate o non particolarmente efficaci la possibilità di un clamoroso errore si fa certamente consistente.
Insomma, dando per scontata la necessità di rimanere sempre all'erta come una lepre ritta in mezzo al trifoglio, una ragionevole certezza rimane il premio di un duro impegno.
E nemmeno sempre...