- Categoria: Pietre di colore
- Scritto da Gianfranco Lenti
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Meditazioni socioeconomiche... cinesi. - 2 -
Buonasera, Gianfranco,
ho letto le tue riflessioni socio-economiche sulla Cina, che mi trovano completamente d'accordo.
Tra la metà degli anni 90 e il 2002 mio marito, ingegnere chimico, si è occupato della progettazione di un impianto in Cina, in joint venture con la sua azienda (XXX, allora del gruppo Montedison), per la produzione di cefalosporine iniettabili (i cinesi amano le iniezioni, al contrario di noi occidentali).
Lo stabilimento si trovava (e si trova tuttora, immagino) a Jinan, ma non ricordo il nome della provincia, so che era vicino al fiume Giallo.
Gli italiani ci hanno messo il capitale e le risorse umane di alto livello, nonché la tecnologia.
I cinesi la manovalanza e la dirigenza "politica"...
Quello che avrebbe dovuto essere un affare per entrambe le parti si è rivelato tale solo per i cinesi:
in Italia non è arrivata una sola lira di utile (tutto "reinvestito" in loco), e alla fine la fabbrica è stata rilevata senza sborsare un euro dai cinesi...
Alla controparte italiana l'avventura cinese è costata cara, tra gli stipendi dei dipendenti in missione all'estero, la fornitura di apparecchiature sottocosto e la perdita del mercato asiatico delle cefalosporine....
Insomma, quella che sembrava un'opportunità per la nostra azienda si è rivelata una solenne fregatura.
E penso che ci siano molte altre aziende italiane che hanno subito la stessa sorte.
Con simpatia.
Maria Rosaria
Ciao, Maria Rosaria
mi hanno scritto in parecchi/e su questi tema, e trascurando per un momento le amate gemme aggiungo qualche ulteriore considerazione.
Si sono molte le aziende italiane che hanno assaggiato la correttezza e la convenienza dei rapporti "commerciali" con i degni nipotini di Mao.
Se guardi la campagna potresti vedere molti attrezzi individuali, tipo moto-coltivatori e simili, "made in Cina" ma con una somiglianza molto, molto marcata con quelli che fabbricavano in una cittadina poco distante da Bologna.
Fabbricavano, perché dopo l'esperienza cinese (fiere, viaggi e soggiorni, offerte per richieste mirabolanti, modifiche con prototipi gratuiti e nuovi impianti produttivi in Italia) non se n'é più fatto nulla, malgrado anni di tira e molla..
La ditta non aveva alle spalle la Montedison e quindi é fallita, mentre il titolare (mio cugino primo) ne ha ricavato un infarto e un bel funerale.
La realtà é che come imprenditori italiani NON siamo abbastanza preparati, finanziariamente forti e nemmeno crudamente smaliziati per confrontarci con certe realtà.
Né tanto meno per farvi fronte con strategie nazionali (o europee) in termini medio-lunghi.
E come nazione possiamo solo stendere un pietoso velo sulle nostre "istituzioni", quelle che nuotano nel loro dorato empireo isolate come i pesci rossi in una boccia.
Come i pesci rossi in una boccia, appunto, ma più costose e non altrettanto utili.
Sai, ho collaborato con l'ICE in missioni e ricerche di mercato all'estero, ho, presentato programmi e progetti alla Farnesina e di recente anche alla Regione Piemonte (ai tempi del nefasto regno della zarina Bresso, con la sua degna corte) e dal mio limitato orizzonte non saprei proprio come giustificare, oggi, una qualsiasi traccia di ottimismo.
Dai, torniamo a parlare di gemme: il mio fegato lo esige! :-)