Come mai quella commemorazione?

Buona sera signor Lenti

seguo da molto tempo le sue rubriche e mi sono appassionato ai suoi racconti di viaggio e trovo molto interessanti pure le spiegazioni che leggo nelle altre rubriche.

Adesso sono incuriosito dalla commemorazione che lei ha scritto del pilota che ha conosciuto e se non sono troppo indiscreto sono curioso di conoscere come mai ha voluto pubblicarla nel suo blog.

Distinti saluti.

Antonio

 

Buona sera, Antonio

ho scelto di rispondere alla sua e.mail perché in pratica riassume quasi tutte quelle (almeno una quindicina) che mi hanno mandato altri navigatori.

Le ragioni sono due:
una di ordine generale e l’altra invece del tutto personale.

Per quanto riguarda la prima ammetto di essere un appassionato di storia “contemporanea“, cioè quella che a scuola non mi hanno mai insegnato.
Insomma dalle nostre guerre coloniali fino ai giorni nostri, raffazzonando nozioni dalle videocassette della Hobby & Wotk fino ai mortali testi di Renzo de Felice, da Indro Montanelli a Giorgio Pisanò, da Cecchi Paone di Rai 3 fino a Giampaolo Pansa, tanto per citare.

Cercando per quanto possibile di estrapolare se non La Verità almeno alcune realtà attendibili dal molto letame che costituisce la storiografia di parte.

Inutile precisare che un paio di ritardati m’hanno tacciato di “nostalgico” malgrado io, nato nel dopoguerra, abbia nostalgia soprattutto dei piano-bar, dei balli a guancia a guancia e del Po con i lucci al posto dei siluri. :-)

E anche di alcuni ideali ormai da tempo prostituiti alla Realpolitik di certi individui che sostengono di rappresentarci… :-)

La seconda ragione é perché sono figlio di un aviatore che, classe 1902, fu richiamato come equipaggio di un bombardiere Fiat BR 20 fin dal primo giorno di guerra, per le prime azioni sul porto di Tolone.

Il BR 20 era un discreto velivolo quando debuttò ai tempi della guerra di Spagna, ma nel 1940 risultava armato male e motorizzato peggio, tanto che il rientro all’ovile era sovente dovuto tanto alla fortuna quanto all’abilità degli equipaggi…

Ma per una buona metà soprattutto alla presenza della caccia di scorta che, pur altrettanto inferiore per numero e armamento rispetto agli avversari, riusciva quasi sempre a garantire una provvidenziale protezione ai nostri cassoni da bombardamento.

Quelli che arrancavano quasi inermi a quote pensosamente ridotte, dentro uno dei quali mio padre rimediò la quasi totalità dei suoi capelli bianchi.

Gorrini era della Caccia.
Grazie ancora, “Vespa 2”.