L'ultimo volo di un valoroso. L'addio a Luigi Gorrini, un grande pilota della II G.M.

E’ da poco scomparso Luigi Gorrini, l’eroe medaglia d’oro V.M. che ho avuto l’onore di conoscere di persona e il privilegio di frequentare anche se per poco. 

 

Per troppo poco, anche se alla Piccola Caprera, prima, e al Museo dell’Aria del castello di San Pelagio poi ebbi l’orgoglio di stringere oltre alla sua anche la mano di suoi compagni di lotta.

 

Dal generale Di Lollo ad Attilio Sanson, da Benetti al tenente Erminio, da Baldi a Lello Aghito, dal maggiore Neumann (il comandante di Marseille) a Giuseppe Baylon, Capo di S,M, dell’A.N.R. 

 

E fino al leggendario Don Botto.

 

Don Botto il cappellano militare che seguì i “suoi” aviatori nella resa a quei “partigiani” che poi assassinarono (vigliaccamente, a guerra finita!) il comandante del  1° Gruppo, Caccia il maggiore Adriano Visconti insieme al suo aiutante, tenente Valerio Stefanini.

 

Luigi Gorrini pagò duramente la scelta di rimanere fedele alla strenua difesa delle nostre città dall’inutile, crudele scempio dei bombardamenti alleati, e rivendicò sempre per se e per quanti volarono con lui il ruolo di combattenti senza tessere.

 

Partecipammo insieme ai funerali del Maggiore Edoardo Sala, l’ultimo e mitico comandante della Folgore di El Alamein, che ormai molto malato e quasi cieco mi chiese di procurargli un ninnolo da lasciare in ricordo all’amatissima moglie, già compagna di infiniti travagli.

 

E anche il Comandante Sala, nel salutarmi, aggiunse “abbiamo combattuto per l’Italia, non per un partito”.

 

Ero con Gorrinii quando ottenne finalmente una ruspa per dissotterrare i resti del velivolo da cui riesumare i resti del tenente Satta, il suo capopattuglia che l’inesperienza di combattimento concesse ai caccia nemici in uno dei tanti voli di guerra.

 

C’era anche Fernando Malvezzi, il comandante del III Gruppo Caccia dell’A.N.R. con gli occhi lucidi e lo sguardo perso in un turbine di ricordi certo violenti quanto quello scatenato dall’elica del suo 205 Veltro.

 

E mentre Gorrini guardava quasi meravigliato la piccola folla che col passa.parola ora gli si stringeva intorno, Malvezzi mi chiedeva se avessi già visitato il Museo dell’Aria nel castello della contessa Zaborra, che contiene un frammento di Storia volutamente ignorato da troppa storiografia ufficiale.

 

Uno scrigno che contiene molti ricordi e testimonianze di quella che fu l’Aviazione Nazionale Repubblicana, nella quale Gorrini e tanti altri eroi combatterono fino all’ultimo, in condizioni disperate e per quasi due anni.

 

Altro che i due mesi scarsi della celebratissima Battaglia d’Inghilterra…

 

Luigi Gorrini mi chiese di divulgare e, per quanto possibile “fare presto”, quegli ideali per i quali, senza ideologie né residue illusioni, tanti offrirono e in troppi immolarono la vita.

 

Non ci sono riuscito, purtroppo, in un’Italia in cui abbiamo dovuto aspettare mezzo secolo prima di leggere le prime ammissioni ufficiali di una storia sempre negata da tanti vigliacchi e bugiardi opportunisti.

 

Ora posso e voglio solo ricordare la scritta che all’ingresso della sala di San Pelagio é dedicata a quei grandi e misconosciuti valorosi:

“Raccontate ai vostri figli, e ai nostri figli, perché abbiamo combattuto e perché siamo morti”.

 

Ora “Vespa 2” ha raggiunto gli altri.

Addio, Medaglia d’Oro V.M. Luigi Gorrini.

 

Tutti noi, e non solo la gente dell’aria, gli auguriamo un buon volo.

 

 

 

 

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Nota:

Con Google sono reperibili molti documenti digitando<Luigi Gorrini>

 

e presso la Ronin Film sono disponibili rari spezzoni di documentari

tamto attuali, come uesto,

http://www.youtube.com/watch?v=kJ2iGe5T2Gc&list=PL644D9D55E68A7F28&index=10http://www.youtube.com/watch?v=kJ2iGe5T2Gc&list=PL644D9D55E68A7F28&index=10

 

quanto dell'epoca.