Il microscopio gemmologico

L’inflazione di apparecchi spacciati per tale uso giustificherebbe un trattato, ma l’esperienza (di solito pagata a caro prezzo…) renderà subito evidente che quelli veramente adatti sono davvero pochi, e con caratteristiche ben definite:

Microscopio gemmologico

• qualità ottica,
• prestazioni tecniche, e
• dotazioni accessorie.

Il che comporta un costo non indifferente, ampiamente ripagato, però, da prestazioni che rimarranno superiori nel tempo.

L’ottica è del tipo binoculare zoom, con la possibilità di spaziare fra 10x e 50x e oltre, semplicemente manovrando un apposito comando. In un attimo cioè si "riempie" l’intero campo visivo con il soggetto in osservazione: a bassi ingrandimenti per la prima ricognizione, e via via ad ingrandimenti maggiori per la valutazione e il riconoscimento delle caratteristiche individuate.

Modelli economici ottengono (quasi) lo stesso risultato alternando coppie di oculari o di obiettivi diversi, ma il sistema risulta, a lungo andare, decisamente noioso.

Un’ottica di pregio deve consentire, oltre alla regolazione della distanza interpupillare (la distanza fra gli occhi, in parole povere) anche quella del "visus" individuale:

Ogni operatore potrà così tarare l’apparecchio (controllandolo di tanto in tanto, ed ogni volta che lo usa qualcun altro) in modo che questo compensi le differenze (l’acutezza visiva) di ciascun occhio.

E’ un particolare importante, e purtroppo molto trascurato perché poco appariscente: così, l’immagine appare ugualmente nitida, ma a prezzo di un notevole affaticamento visivo perché, ricordiamolo, i nostri occhi tendono ad adattarsi automaticamente all’immagine che forniamo loro, comportandosi come muscoli involontari.

Quanto sopra, a proposito di cure e di tarature è (quasi) del tutto superfluo nel caso di ottiche scadenti, o difettose, le cui "prestazioni" sono causa di cefalee, nausea (per superamento delle capacità di adattamento dell’occhio) e, nei casi più gravi, anche danni permanenti alla vista.

Per inciso, i microscopi migliori sono TUTTI dotati di prismi in vetro ottico, selezionati e montati con la più grande cura, mentre le soluzioni più correnti fanno largo uso di specchi che, otticamente meno corretti, sono però infinitamente più economici come lavorazione e montaggio.

Ma, attenzione: otticamente è preferibile un buon microscopio a specchi (riconoscibile, se non altro, dalle grandi dimensioni dell’ottica) a uno strumento a prismi di qualità corrente, soprattutto in funzione di un prolungato uso professionale!

Le prestazioni tecniche derivano direttamente dal progetto dello strumento, e raramente corrispondono in modo adeguato a etichette altisonanti o ad efficaci battages pubblicitari.
Le esigenze gemmologiche si sono delineate in modo sempre più preciso, e differenziate drasticamente a seconda dei compiti ai quali l’apparecchio verrà deputato;

il microscopio tuttofare, così come esce dalla scatola, è un’utopia che fa comodo solo ai venditori, pur rappresentando una pretenziosa decorazione molto scenografica…

Prima di operare una scelta, quindi, è quanto mai opportuno l’esame di coscienza professionale, per evitare delusioni tecniche e disastri economici.
La prima caratteristica da ambire è la modularità, che permetta di adeguare lo strumento (anche in tempi successivi) a specifiche esigenze;
l’unica scelta irreversibile, quindi, sarà il tipo di ottica: binoculare, per il lavoro di routine (con occasionali riprese fotografiche, se necessario), oppure trinoculare se si prevede un uso esteso di mezzi di ripresa foto o TV.

La base del microscopio sarà del tipo verticale, e in tale assetto si effettuerà la maggior parte del lavoro: osservazione e graduazione di diamanti, selezione delle pietre di colore e ricerca di particolari caratteristiche interne, nonché controllo dei lavori di gioielleria (incastonatura delle gemme, eventuali fratture, ecc…).

Per questi compiti l’escursione fino a 50x di solito è sufficiente, e un buon corredo di accessori particolari renderà il lavoro piacevole e molto produttivo.
La selezione di lotti sarà agevolata da un ampio piano di base, la graduazione dei diamanti dalla disponibilità di un campo scuro e di una luce Normalizzata, il controllo della gioielleria montata e delle perle da una serie di sonde a fibre ottiche, e così via.

Un apparecchio moderno e funzionale prevede già tutti questi accessori, ma in caso contrario lo si può corredare con realizzazioni di fortuna, più o meno felici, a prezzo però di una funzionalità senz’altro inferiore.

E di una quantità di ammennicoli addizionali sul tavolo di lavoro, da spostare con animo lieto tutte le volte che una gemma sfugga dalle pinzette.

Un’attenzione particolare alla disponibilità di un tavolo micrometrico che permetta di muovere la pinzetta nel capo d’osservazione senza perdere la messa a fuoco: è un accessorio benedetto da tutti coloro che lo possiedono perché, soprattutto ad altri ingrandimenti, ogni minimo movimento del soggetto con la pinzetta sul supporto fisso comporta una correzione della messa a fuoco;

vice versa, chi non ne dispone sostiene che se ne può fare tranquillamente a meno, ma la decisione più assennata rimane certo quella di un confronto "sul campo".

Microscopio orizzontale
Microscopio orizzontale con vaschetta per immersione Eickhorst

L’assetto verticale, oggi, è affiancato da operazioni in assetto orizzontale, dove cioè l’asse di osservazione è parallelo al piano di appoggio. Questo consente di analizzare le gemme attraverso le pareti di una vaschetta contenente liquidi particolari che, con un indice di rifrazione vicino a quello del campione, ne annullano (o riducono fortemente) i riflessi dovuti alle faccette.

E’ un’analisi molto specializzata, di semplice esecuzione ma certo meno rapida dell’osservazione "in aria": si usa, ed è preziosa, per la ricerca di quelle minutissime caratteristiche interne che (ancora!) contraddistinguono le pietre naturali dai corrispondenti cristalli sintetici.

E’ ovvio che se già alla prima ricerca col m. verticale si sono individuati particolari diagnostici per una sicura identificazione, nella maggior parte dei casi si interrompe la ricerca perchè il tempo è un costoso tiranno;

ma se il valore dell’esemplare è notevole, e la sua massa è particolarmente povera di caratteristiche osservabili, allora un’accurata ricerca in immersione sarà una necessità sacrosanta.

Molto probabilmente sarà necessario spingersi fino ai limiti estremi degli ingrandimenti disponibili, magari con l’uso di oculari supplementari, e in tali circostanze il minimo riflesso danneggia (in gergo "spappola") l’immagine fino a renderla inutilizzabile:

con l’immersione (in olio di cedro, glicerina, bromoformio, bromonaftalina, ecc.) smeraldi, rubini e zaffiri offriranno invece immagini nitide e perfettamente stabili.

E i diamanti, no?

No, per i diamanti (che hanno un indice di rifrazione molto alto) non sono disponibili soluzioni del genere; però il problema non è grave, poiché sono facilmente riconoscibili con altri mezzi (densità, conducibilità termica) e analizzabili facilmente in campo scuro, in luce polarizzata, o su di un accessorio a punto di luce del microscopio.

E perché non immergere le pietre in una vaschetta da presentare poi sotto il m. verticale, come faceva p.es. la Prof. Speranza Cavenago Bignami?(1*)

Perché la superficie del liquido, instabile, introduce un insopportabile tremolio dell’immagine, che viene enormemente amplificato dal microscopio, anche senza muovere nulla, nemmeno il campione in esame.

Inoltre, la tensione superficiale del liquido, che lo presenta concavo o convesso, causa una distorsione ottica inaccettabile soprattutto per osservazioni prolungate.


Viceversa, la superficie pianparallela di una vaschetta in vetro ottico trasmette immagini stabili e ben definite, e permette l’uso di filtri polarizzatori a interferenza per l’analisi dei cristalli birifrangenti.

Sempre a proposito di progetti specifici e di accessori di sistema, se il microscopio lo prevede, l’ipotesi più produttiva è quella dell’ottica intercambiabile da alternare all’occorrenza sulle due basi, verticale ed orizzontale:
è una felice soluzione per singoli posti di lavoro, che prevederà l’acquisto di un ulteriore gruppo ottico solo all’arrivo di un secondo analista.

In tal caso si sconfina verso il laboratorio gemmologico vero e proprio, ed è probabile che fra le dotazioni venga compreso un gruppo ottico speciale, ad alti ingrandimenti, binoculare o trinoculare ma mono-obiettivo.
I gruppi stereozoom di cui sopra, infatti, hanno limiti superiori d'ingrandimento che derivano dalla loro struttura: offrono un’immagine tridimensionale, stereoscopica per l’appunto, perché formata da due diverse immagini che il cervello dell’osservatore ricompone in modo opportuno;
ad alti ingrandimenti le due immagini vengono riprese secondo direzioni troppo convergenti (mai provato ad avvicinare una matita alla punta del naso?) e la funzione stereo (o, meglio, l’immagine relativa) non è più utilizzabile.

Con un singolo obiettivo, invece, il solo limite è dato dalla distanza di lavoro che tende a ridursi fino al contatto diretto con la gemma, o con la vaschetta che la contiene.

Si possono così raggiungere valori di ingrandimento molto elevati (alternando per l’uso obiettivi diversi montati su una torretta a revolver) senza troppe difficoltà.
Ma si perde la sensazione della profondità, ed è facile "andare a spasso" a casaccio dentro un esemplare apparentemente enorme.

Microscopio gemmologico

Nulla di drammatico, naturalmente, ma la tecnica di ricerca (la scansione del soggetto) deve avvenire con metodo secondo regolari momenti successivi: dall’alto in basso, per esempio, e da sinistra verso destra per il primo piano messo a fuoco;
poi, messo a fuoco un piano successivo (le gemme hanno una lunghezza, una larghezza, e una profondità), si ricomincia, in un susseguirsi di immagini affascinanti che ricordano molto le più felici immersioni subacquee.

Infine, se fra le ambite gioie della vita sono compresi i viaggi (le gemme si trovano in località stupende!), vale la pena di considerare la disponibilità di un microscopio da viaggio:

non un giocattolo da dimenticare al ritorno, naturalmente, ma uno strumento evoluto quanto basta per avere anche i requisiti professionali di cui sopra, per un successivo utilizzo in sede.

Attenzione però: l’uso di un microscopio in generale, e quello a immersione in particolare, non è privo di effetti collaterali:
alcuni fornitori di pietre tenderanno a manifestare strani malumori, e certo ingiustificati nervosismi, mentre colleghi (meno attrezzati) potrebbero indulgere ad atteggiamenti di sufficienza, magari per mascherare il timore di una più efficace concorrenza;

infine (attenzione!) se fra gli interessi c’è anche la fotografia, è opportuno prevedere (o almeno tentare) un coinvolgimento dell’amato bene, per evitare una sicura condanna per abbandono:
con quello che costano i divorzi…

Note:
(1*) L’indimenticabile Speranza Cavenago Bignami Moneta, affettuosamente considerata la mamma della gemmologia italiana, fu pioniere dell’analisi gemmologica condotta con metodo scientifico e con attrezzature adeguate.
Ricoprì i massimi incarichi presso i laboratori gemmologici di Valenza (CCIAA AL) e di Milano (Assoorafa Lombarda), oltre a decenni di docenza presso l’Ist. Periti Orafi (oggi Ist. Statale d’Arte "B. Cellini") di Valenza.
Con la fondamentale collaborazione scientifica dei Proff. Carlo Cumo ed Edmondo Leone redasse quel testo bellissimo, metà romanzo e metà enciclopedia che è il poderoso "GEMMOLOGIA" ora ristampato in tre volumi dalla casa ed. Hoepli di Milano.

 

Articolo pubblicato su Oro e Diamanti - Trezzano S/N (rivisto ed eventualmente aggiornato)