- Categoria: Articoli d'opinione
- Scritto da Bertalan Ivan
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Le pietre da collezione... che sarebbero eccellenti anche in gioielleria
Da collezione, perché sono tanto pochi a conoscerle che il settore della gioielleria tradizionale le trascura in blocco.
E fa male, naturalmente, per tanti motivi tra i quali quello economico non è certo l'ultimo.
Da decenni in Europa e in America fiorisce un appetibile commercio basato su tutte quelle gemme che da noi vengono così infelicemente definite "semipreziose".
Tutti parlano (e molti sproloquiano) delle quattro grandi, per poi evaporare con un'alzata di spalle al primo, timido accenno di un nome diverso. E così si perdono la possibilità di profitti interessanti, di margini molto remunerativi, di rinnovamento e diversificazione di magazzino e di offerta.
Purtroppo, si perde anche il modo di ritornare a fare il gioielliere nel senso più ampio e profondo, della professione, intendendo per gioielleria quello stupendo connubio di gusto, abilità e competenza che permettono di unire metalli preziosi e gemme in creazioni entusiasmanti, quelle vere e proprie opere d'arte destinate a tramandare nel tempo la testimonianza della maestria orafa.
Nulla da ridire sui supermarket dell'oro a peso, nè tantomeno sulla vendita di fedine e solitaires di diamanti, ma quanti, oggi, possono permettersi di disegnare un modello, e di farvi poi ritagliare le pietre da montare sopra?
Con quello che costano zaffiri, rubini e smeraldi va già bene se non siamo costretti a farli ritoccare perché l'incassatore ne ha scheggiato la cintura, figuriamoci quindi quanti sono disposti a sborsare denaro sonante per modificare un taglio al prezzo di un'ulteriore perdita di massa.
Niente levate di scudi, per favore: tutti abbiamo fatto ritagliare un mattone (ricondotto il taglio di un corindone rosso varietà rubino a forme geometriche otticamente accettabili, onde migliorarne l'aspetto), però valorizzare i propri gioielli con le gemme, con tutte le gemme disponibili, vuol dire ben altro!
In natura esistono un numero tutto sommato limitato di materiali gemmologici: poche famiglie, con circa trecento varietà la cui bellezza, dignità e valore nulla hanno da invidiare alle suddette quattro grandi, alle quali sono sovente accostate o, peggio, sostituite come alternativa economica. Uso bluff, insomma.
E perché, poi, visto che nel firmamento delle gemme vi sono acquemarine e topazi, spinelli e tanzaniti, tormaline e opali di tale bellezza da fare la felicità di qualsiasi possessore?
Noi stessi (e scagli la prima pietra...), tornando da Sri Lanka o dal Brasile ci siamo ritrovati con tanti cristalli ricchi di fascino, però li abbiamo poi riposti in collezione, sovente senza nemmeno provare a proporli ai nostri clienti. Clienti che a loro volta ne hanno poi comperato altrettanti, se non nei luoghi d'origine, a Lugano, a Lucerna, a Nizza o magari a Vienna.
E noi, cos'abbiamo di diverso?
Va bene, qualcuno ci ha anche provato, e ora l'offerta è certo più abbondante che non in passato, ma quello che manca è la convinzione di base necessaria per una promozione adeguata da parte di tutta la categoria.
Così capita di vedere vetrine di prestigio con un angolino dove sono esposti male (e illuminati peggio) pochi, malinconici oggetti che, quando non sembrano finti, recitano però il ruolo di cenerentole del campionario. Oppure ecco l'alibi di un piccolo assortimento di cristalli multicolori, senza nemmeno una riga di commento, quasi che i collezionisti appetibili fossero solo i filatelici e i numismatici!
Se, venduta una bell'insalatiera d'argento, al posto dello sconto si fosse regalato un libro sulle gemme (n'esistono molti che, di tipo divulgativo, sembrano scritti apposta per indurre in tentazione...), adesso ci sarebbe la coda per prenotare gli esemplari più diversi presso i nuovi Creso delle pietre preziose.
Certo, fare una bella collana con stupende tormaline rosa non vuol dire venderla nello spazio di tempo d'un caffè; anzi, può capitare che il cliente torni inferocito (o deluso, secondo la vostra reputazione) perché un vostro "collega" ha detto con apparente rammarico che "si vede benissimo che le pietre non sono buone"!
Capita, purtroppo, e capiterà ancora a lungo perché superficialità e non conoscenza della materia sono il marchio di fabbrica di troppi operatori che pontificano dall'anonimato delle loro tane. Dato però che la miglior difesa è l'attacco, al mugugno è preferibile l'azione, meglio ancora se di gruppo. La primavera, per esempio, potrebbe motivare un'esplosione di colori in tutte le vetrine di una città, e un'adeguata campagna pubblicitaria illustrare i pregi e le caratteristiche esaltate dalla bellezza di queste gemme misconosciute.
Collezionisti, gemmologi (e gemmofili come noi) non chiederebbero di meglio che l'occasione per divulgare il piacere di conoscere tante gemme da far concorrenza a un cielo stellato! Conferenze e proiezioni di diapositive, cocktails e dimostrazioni tecniche, università e dopolavori, ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta, anzi no, solo del calendario.
Non solo la gamma dei colori, comunque, ma anche la varietà dei prezzi sarebbero un ottimo argomento per ridare nuova vita a un settore alquanto ripiegato su se stesso; gli stessi oggetti rappresenterebbero la fascia media, bassa o alta di prezzi secondo il livello di chi li propone, ma tutti insieme potrebbero innescare un fenomeno di interesse le cui dimensioni farebbero impallidire la moda degli orologini di plastica!
Come dite? I colleghi non ci stanno? Nessuno è profeta in patria? Farvi un lancio promozionale da soli costerebbe troppo?
Due sole risposte, anzi domande:
- quanto costa la merce che fa la nanna in cassaforte?
- crediamo ancora nella nostra professione?
In tempi di vacche grasse c'è pappa per tutti, ma con l'aria che tira oggi sono pochi quelli che possono permettersi di rimanere all'infinito su posizioni d'attesa; in compenso, chi si muove con oculatezza e con lungimiranza può cogliere occasioni impensate, e conseguire risultati eccellenti.
Riavviare un allegro viavai nelle nostre ditte, oltre che un tonificante effetto sul morale, avrebbe anche la conseguenza di "trascinare" le vendite degli articoli tradizionali, il che non dispiacerebbe certo a nessuno. vero?
Articolo pubblicato su Oro e Diamanti - Trezzano S/N (rivisto ed eventualmente aggiornato)