- Categoria: Pietre di colore
- Scritto da Gianfranco Lenti
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Su un lato dello smeraldo sono presenti quelle che sembrano due rotture, ben visibili ad occhio nudo, di colore scuro.
Sig. Lenti,
sono interessato all'acquisto di uno smeraldo, taglio smeraldo, di ct 3,64.
Ho notato che su un lato sono presenti quelle che sembrano due rotture, ben visibili ad occhio nudo, di colore scuro, quasi nero, di cui una più grande dell’altra.
Alla mia richiesta di spiegazioni, mi è stato risposto che si tratta di inclusioni proprie degli smeraldi ma che, se avessi voluto, sarebbe stato possibile rifilare la pietra per farle sparire.
Poiché penso che ”rifilare" la pietra comporterebbe un nuovo taglio della stessa e, quindi, un notevole ridimensionamento della caratura, vorrei chiederle se la spiegazione che mi è stata fornita sia compatibile con delle inclusioni o se si tratti di altri difetti propri della gemma o della lavorazione che sconsiglierebbero l'acquisto anche in considerazione del fatto che la cifra richiesta è di € X.000,00.
Qualora, poi, si possa parlare di inclusioni, procedendo nell'acquisto, sarebbe da preferire la pietra con caratura maggiore e i “difetti" descritti o, la stessa gemma, di caratura minore ma "più pulita"; dopo aver proceduto a far “rifilare" la stessa.
Nel prezzo richiesto, Euro X.000,00 appunto, sarebbe anche compreso il taglio.
La ringrazio per la professionalità con cui risponde ai quesiti di tanti appassionati e che diventano una preziosa fonte di informazione per tutti.
Buon pomeriggio, Francesco
difficile giudicare a distanza perché, senza una precisa disamina del cristallo le ipotesi possono essere diverse.
E tutte sostenibili, per la gioia degli appassionati e la disperazione dei commercianti. :-)
A lume di naso escluderei che le tracce nerastre siano un residuo di lavorazione, ovvero le tracce del mastice scuro con cui i tagliatori saldano a caldo il grezzo sul supporto di manovra o gli incastonatori fissano il gioiello per il montaggio della pietra.
Ovvio come un riscaldamento eccessivo avrebbe reso liquido quel mastice che quindi avrebbe potuto penetrare in una o più “fratture aperte” del cristallo.
Per rimanervi poi intrappolato dopo il raffreddamento ma si tratta di una possibilità quasi fantagemmologica. :-)
Quindi io concorderei con le spiegazioni fornitele dal gioielliere perché la quasi totalità degli smeraldi sono più o meno ricchi di “caratteristiche" interne (più o meno) evidenti e derivanti proprio dalla natura stessa di questo splendido cristallo.
Certo, vi sono smeraldi africani (Zambia, p. es. e Afghani) che potrebbero presentarsi totalmente, o quasi, privi di quei dettagli che io cerco e osservo con gemmoreligiosa devozione, ma dal mio punto di vista i “contro” degli smeraldi “puri” sono molto più numerosi dei “pro”:
uno per tutti:
NESSUNO smeraldo sintetico arriva a imitare decentemente non solo il mitico “giardinetto” esibito da certi esemplari naturali, ma nemmeno le “canne di bambù” il “muschio” o la presenza di pirite di tanti stupendi esemplari della famiglia.
Per non parlare delle favolose “inclusioni trifasi”, solida, gassosa e liquida.
Quelle delizie che disperse nel cristallo si trovano (e non sempre...) a coronamento di una ricerca a volte davvero impegnativa.
In ogni caso lei e solo lei può giudicare se e quanto siano accettabili (ovvero, le piace lo smeraldo così com’é, o no?) le venature osservate, perché la mia opinione sarebbe già per scontata:
niente ritagli di nessun genere perché si tratterebbe solo di una pratica da gemmomasochisti! :-)
Se il gioielliere fosse dotato di un microscopio gemmologico, anche solo verticale, chieda di osservare l’esemplare illuminandolo bene con una luce direzionale e potrà ipotizzare con buona approssimazione se le tracce scure visibili a occhio nudo derivino dal naturale processo di cristallizzazione o se invece si tratti di residui della roccia-madre.
Sarebbe un’informazione in più che, ne sono convinto, le farebbe amare maggiormente il “fuoco verde” che oggi le “interessa”.
Ma esclusa l’ipotesi dello stupro (del ritaglio), per favore cancellI dal suo vocabolario la parola “difetti” perché la natura NON ne produce dato che ci offre solo “caratteristiche”.
Siamo noi bipedi umanoidi che sconsideratamente usiamo questo termine per indicare dettagli più o meno graditi dal mercato:
tanto che capita di leggere con demenziale frequenza “graduazioni” ovvero sciocchezze come “Purezza VVS 1” anche a proposito di pietre di colore.
Dannazione! :-)