- Categoria: Diamanti
- Scritto da Gianfranco Lenti
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Solo il taglio Tolkowsky, e che sia certificato: altrimenti, "muoia Sansone... "
Salve, evito le maiuscole e i lei visto che ho letto non le vanno a genio :-)
Delusissimo dalle risposte dei gioiellieri in zona sono ancora alla ricerca della pietra da regalare alla mia ragazza.
Cerco qualcosa che va dai trenta ai cinquanta punti, un VS 1 e un colore I, sono convinto che se tagliato come si deve il diamante risulterà bianco visto dall'alto nonostante il colore I.
E' piuttosto facile trovare diamanti come questi in tutte le gioiellerie in cui ho chiesto, la media è G, VS (non ti diciamo se uno o due) e punto, fine delle informazioni.
Io cerco però qualcosa che abbia l'angolo della corona compreso tra i 34,30 e 34,90 e l'angolo del padiglione tra i 40,60 e 40,90…
Nella mia esperienza sono numeri magici che permettono al taglio a brillante di sfruttare al massimo la luce.
Quello che mi chiedo è:
come è possibile che l'assenza dei certificati sia coallino su internet un taglio brillante fornito di certificato AGS o GIA con le misurazione di tutti gli angoli e le percentuali, immagine aset, immagine ideal scope e immagine con il visore hearts and arrows.
Non è incredibile che io possa avere queste informazioni solo da uno che vive in Texas e sembrare un menomato mentale quando chiedo questo tipo di cose in gioielleria?
Cosa dovrei fare?
Comprare un diamante Pinco Pallino?
Non credo proprio lo farò..
Se conosce un posto dove io possa avere queste informazioni al momento dell'acquisto la prego me lo riveli.
Grazie mille
Buon giorno a lei, Simone, e grazie per l'assenza di quelle maiuscole che mi ricordano tanto i salamelecchi borbonici… :-)
Si, è quasi certo che il suo diamante I color, se e quando lo trovasse, apparirebbe praticamente incolore se osservato dalla parte della tavola.
Soprattutto in condizione di luce diurna non "esasperata":
diciamo dalle 11 in poi, tanto per esemplificare condizioni d'illuminazione NON "Standard"?
Qui finisce però il nostro gemmosodalizio, tanto dal punto di vista tecnico quanto e soprattutto da quello estetico.
Vede, lei parte la lancia in resta dietro a uno scudo sul quale ha tatuato le verità gemmoevangeliche per le quali é (sarebbe?) pronto a immolarsi…
Immolarsi in una ricerca di numeri per i quali ora sprona crudelmente il destriero, nella certezza che (il suo) dio lo voglia. :-)
Mi consente, per favore, di pensarla altrimenti?
La prego, risponda affermativamente perché la par tenzone con keu mi gemmostimola proprio tanto… :-)
La ringrazio per l'inizio in nome di Tolkowsky, per il cui omonimo, sublime taglio non smetterò mai di incensare il Decano e Maestro Marcel.
E la luce, i riflessi, direi la magia che la sua arte seppero finalmente codificare per gli occhi del mondo rappresentarono e sono tuttora un preciso e indiscutibile metro di riferimento e di confronto per (quasi) tutti noi, adepti e gemmoschiavi dell'immortale bellezza faccettata.
Ma, e qui inizia il mio giro di boa insieme all'avversione non solo e non tanto per quei numeri che lei sembra idolatrare, ma per l'importanza che verrebbe loro attribuita.
Acriticamenrte attribuita, e soprattutto estesamente utilizzata IN SOSTITUZIONE di una valutazione estetica NON riconducibile SOLO a semplici formule!
Per capirci, il taglio Tolkowsly é stato il mio primo, grande gemmoamore e le confesso che il tempo NON ha cambiato i miei gemmosentimenti nei suoi confronti.
Questo però non mi ha certo impedito di guardare il resto del gemmouniverso per saziarmi delle sue bellezze,facendone per quanto possibile estesi e approfonditi confronti.
Senza giudizi precostituiti, di solito.
Lei ha tutti i diritti di manifestare una precisa, magari granitica preferenza, ma fin dall'inizio io ho imparato a odiare i concorsi di Miss Italia perché proprio le differenze fra i deliziosi fiori in passerella ne esaltano le pregevoli e comunque appetibili differenze!
Tempo addietro si scatenarono accese polemiche, purtroppo trascurate in sede ONU, sulle muliebri, ideali grandezze aritmetiche:
quel trio di 90/60/90 cm i cui strascichi a livello di DNA rappresentano ancora un (immotivato) incubo che nè GIA né AGS hanno ancora standardizzato:
già un trio, dicevo, e lei mi cita soltanto un paio di angoli come elisir di gemmobellezza?
Ma 'ndùma, la! :-)
Nei nostri luccicanti e preziosi incantesimi esistono molte variabili IN PIU' di quelle che cita lei (ampiezza di tavola, altezza di corona, spessore di cintura, profondità di padiglione, tanto per limitarci alle principali) e la matematica insegna che un numero elevato alla quarta o quinta potenza produce grandezze di dimensioni planetarie.
Nel caso quindi mi desse (lo spero proprio) ragione, concorderebbe che ciascuno di questi numeri produrrebbe un DIVERSIO risultato in combinazione con i rimanenti.
E mi riferisco solo all'aspetto ottico/tecnico prodotto dal taglio, SENZA considerare né l'aspetto economico (resa di tagliato in rapporto al grezzo) né tantomeno disquisire sui gusti personali dei vari destinatari.
In parole povere direi che il bello "in assoluto" non esista perché le variabili di giudizio sono troppe, e una buona metà di queste sarebbero del tutto…umane.
Allora potremmo (si ricordi, ipotizzavo che lei mi desse ragione :-) entrare in esempi e dettagli specifici, quelli verso i quali lei mi ha brutalmente sospinto!
1 - Da noi i diamanti da mezzo carato, o meno) sono raramente corredati
di certificati, documenti che quasi sempre sarebbero anche incompleti.
Sul web, invece, e dai venditori USA, puoi sapere persino l'età del dentista
del diamantivendolo di turno:
una garanzia, forse, e certo una goduria. :-)
A prescindere dal costo, dalla competenza dell'analista e dalla reale utilità
di tanti dettagli, la tolleranza di molti rilevamenti é inversamente
proporzionale alla dimensione del diamante, nonché alla precisione
dei diversi apparecchi di misurazione.
2 - comperare i diamanti di Pinco Pallino, e solo perché li corredati di certificati
zeppi di numeri?
Certo, perché no?
Dopotutto, contento lei…
Ma mi levi una curiosità: per suscitare il suo entusiasmo quale certificato
dovrebbe inalberare... una ragazza? :-)
3 - Concesso e NON ammesso che esistano davvero dei "numeri magici"
(quelli che sarebbero derivati dai calcoli relativi a "hearts and arrows."
i famosi cuori e frecce) che il GIA ha ora adottato
previo l'ennesimo cambiamento dei suoi Standard di valutazione,
cosa dovremmo fare, secondo lei:
a - dei diamanti che NON sono tagliati di forma rotonda,
con taglio a brillante?
b - dei diamanti che sono tagliati secondo simmetrie e proporzioni
(ovvero Standard) diverse, e che magari ci piacciano di più?
c - dei diamanti tagliati in epoche anche remote, e comunque PRIMA
che Marcel Tolkowsky
studiasse con razionalità e poi applicasse le leggi dell'ottica geometrica?
Sa, carissimo Simone, io che non sono (poco) polemico NON le dirò che ho una passione segreta, quasi da peccaminoso gemmofedigrafo, verso un taglio di fantasia che di chiama "princess":
circola da (relativamente) poco tempo, e certo per pochi "nasi da stufato" (buongustai, da queste parti), ma quando ne vede uno poi se lo ricorda.
Con improvvisa bramosia di possesso, forse, e certo con una piacevole, delicata nostalgia.
Beh, questo ennesimo gemmospettacolo NON ha praticamente nessuna simmetria codificata, e trattandosi di un vero "taglio di fantasia" si presta in modo superlativo per esaltare IN LIBERTA' la bravura del tagliatore con risultati spettacolosi!
Tanto per giustificare una sua possibile gemmoinsonnia, immagini un taglio quadrato che, attraverso una miriade di riflessi, le mostri i quattro spigoli della piramide inferiore, quella che costituisce il padiglione.
Con tanti effetti diversi quante sono le variazioni che il tagliatore ha saputo porre in essere.
Un vero spettacolo, mi creda.
E siccome al bello non c'é limite :-), io ho trovato anche qualche princess con, AL POSTO di quegli spigoli, quattro sottilissimi piani che scendevano per riunirsi all'apice, formando così una luminosa e delicata croce:
insomma, emozioni con roba lontana anni-luce dai numerini scritti a casa dello Zio Sam.
Lungi da me il negare (anzi!) l'utilità dei certificati gemmologici, sono il primo a riconoscerne l'opportunità e certo il valore, anche per l'incremento dato al commercio di diamanti trattati "sulla carta"… fra gli addetti ai lavori.
Ma appartenendo al partito dei romantici che le gemme le vorrebbero vedere innanzitutto di persona, resto irrimediabilmente ancorato a quelle irrinunciabili sensazioni che solo un contatto diretto, prolungato e profondo (mi permette di dire intimo?) con il signore delle gemme offre alla sensibilità dello spirito piuttosto che non alla consistenza del conto in banca... :-)
La Pace degli Standard sia con lei. :-)