Un certificato GIA "duplicated": si tratta di un falso?

Buongiorno, premetto che per me è sempre stato un piacere leggere le sue pubblicazioni vorrei un suo parere su un diamante che ho acquistato a Parigi.

Il diamante mi è stato venduto con un certificato GIA su cui c'è scritto "duplicated".

 

Si tratta di un falso?

Confrontandolo con l'anello di mia madre sempre dello stesso colore e con anch'esso certificato GIA però il mio risulta essere molto più giallo.

 

Andando a chiedere informazioni al rivenditore mi è stato riferito che la differenza dipende dalla provenienza della pietra.

 

Può essere possibile un fatto del genere?

 

Ringraziando in anticipo per le sue delucidazioni la saluto.

 

 

Buona sera, Michela

 

i duplicati dei certificati sono una consuetudine di lungo corso, perché invece di rischiare facendo viaggiare i prezionìsi cristalli sono in molti quelli che spargono ai quattro venti le copie dei relativi certificati.

 

Copie che gli istituti emittenti rilasciano senza problemi, oltretutto rendendo felici coloro che comperano i diamanti “sulla carta”…

 

Non ho quindi (troppi) motivi per sospettare un falso, escludendo l’ipotesi che lei abbia provveduto l’acquisto in uno dei bistrot della rive gauche che ricordo con nostalgia.  :-)

 

Calma, però, e non azzardi conclusioni affrettate da un primo - e probabilmente inesperto - confronto fra il suo diamante e quello di sua madre, perché le variabili in gioco potrebbero essere più d’una.

 

Lei non mi precisa né la caratura delle due gemme né il colore indicato nei certificati:

e sappia che una gemma di caratura ridotta apparirebbe certo migliore di una consorella di maggiori dimensioni.

 

E questo a parità di tutte le altre caratteristiche.

 

Non entro nel merito del taglio, a proposito del quale le considerazioni e le conclusioni (previo esame diretto!) sarebbero anche più delicate, ma tanto per elencarle i dettagli che lei NON mi fornisce, le ricorderei che a parità di dimensione, di taglio e di colore (ipotesi abbastanza inverosimile, ma tant’é) LA FLUORESCENZA marcata in uno dei due esemplari e magari nulla nell’altro potrebbe (occhio: ripeto potrebbe) generare una non secondaria influenza nella percezione del colore apparente.

 

Nulla di strano perché una forte fluorescenza azzurra (la più comune) di uno dei diamanti si sommerebbe alla leggera tinta del cristallo (“Serie Cape”, cioé con tracce di colore giallo) facendolo apparire “migliore”, in particolare alla luce del mattino che con la nota ricchezza di raggi UV accentuerebbe il fenomeno di emissione. 

 

In ultimo, e senza ulteriori dettagli, mi riuscirebbe difficile digerire la giustificazione che lei mi riporta, almeno fino a quando il gioielliere non mi fornisse la prova (hai voglia!  :-) dell’origine DEI DUE diamanti.

 

Non che la spiegazione sia strampalata più di tanto, perché per esempio la storica miniera sudafricana di Jaegersfontein ha sempre offerto una corposa percentuale di diamanti con marcata fluorescenza, ma il problema consisterebbe nel risalire al camino diamantifero d’origine.

 

E non ci riuscirebbe nemmeno Sherlock Holmes, credo.  :-)

 

Quanto al sito temo che dovrà accontentarsi di scorrerne a ritroso i contenuti perchè fra le devastazioni di un maledetto hacker e il calo d’interesse verso le gemme si sono ridotti  ridotto drasticamente tanto la frequenza quanto il numero delle e.mail che ricevo.

 

Almeno, di quelle pubblicabili perché d’interesse generale.