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Gioiellieri: categoria professionale o armata Brancaleone?

Nessuno è profeta in patria, recita un vecchio proverbio, per cui ci si potrebbe astenere dal tentativo di analisi dei nostri problemi, prima, e dal suggerimento di alcune soluzioni, poi.

Levando però alti lamenti quando le "soluzioni" ci venissero paracadutate dall'alto, tanto assurde quanto coercitive, e così avulse da qualsiasi logica da poterle tranquillamente ritenere d'origine extraterrestre!

Se accennassimo a un piccolo esame di coscienza, però, è probabile che ci ritroveremmo con un poco d'amaro in bocca, dato che sovente siamo stati complici, oltre che vittime, di comportamenti e scelte inadeguati.

I problemi economici (e limitiamoci a quelli!) che allietano l'Italia dei nostri giorni non sono certo l'improvviso scherzo di uno spirito maligno, e visto che la nostra categoria ne risente in modo particolare, proviamo una volta tanto a chiederci non solo cos'abbiamo trascurato in passato, ma anche cosa potremmo fare in futuro?

Nel nostro piccolo, naturalmente, visto che i compiti planetari li abbiamo delegati ad altri.
In tempi di vacche magre si tira la cinghia, e se è pacifico che se non si può saltare (sovente) il pasto, è fuor di dubbio che l'acquisto di un anellino o di una collana si possono rimandare tranquillamente a epoche migliori.

Negozi quasi deserti, allora, e vane processioni di rappresentanti assortiti, ma non tutti hanno la faccia lunga che sarebbe di rigore: come mai?
Perché anche in un mercato stagnante esistono zone economicamente appetibili, e sovente più remunerative di quanto si ritenesse persino in un momento economicamente positivo!

Mai sentito parlare dei beni rifugio? Si, certamente, ma quanti di noi hanno impostato da tempo un'adeguata campagna d'informazione per illustrarne i benefici?
Pochi, senza dubbio, per i costi fuori della portata di aziende familiari, per l'incapacità di definirne obiettivi e mezzi, per l'aureo isolamento in cui le nostre aziende hanno vissuto a livello di categoria, per esempio.

I soldi mancano sempre, ma le file di acquirenti per le azioni di una banca o di un'azienda dismessa dallo stato ci farebbero ritenere che, tutto sommato, ce ne siano ancora. O no?

Da anni assistiamo al progressivo, inarrestabile formarsi di aggregazioni omogenee per interessi e per conseguente scelta d'azione, ma noi, niente;
noi ci lasciamo infilzare dalle candide penne del "sole 24 ore" come evasori istituzionali, e non abbiamo nemmeno uno straccio di categoria che controbatta l'immacolato pulpito dal quale vien la predica.

Per noi non c'è cassa integrazione, contributi a fondo perduto, prepensionamenti o sgravi fiscali, e non siamo mai stati capaci di bloccare nemmeno per mezz'ora la stazione ferroviaria di Crotone.

Visto poi che i sindacati si dedicano a gruppi più uniti, l'unico privilegio che ci contraddistingue è quello di lavorare anche fuori orario, ai limiti dell'autosfruttamento, così possiamo dedicarci in serenità e letizia alle infinite mene burocratiche che contraddistinguono il nostro settore.

E si che, a ben guardare, di argomenti ne avremmo parecchi, da far valere o, almeno, da far conoscere!
Quello occupazionale, tanto per cominciare, visto che la media e piccola azienda è quella che oltre a tirare il carretto dell'economia, produce anche una capillare diffusione (orizzontale!) di reddito, e quindi di benessere.

Quali che siano le opinioni ufficiali, è nostra precisa convinzione che siano l'inventiva, il lavoro, l'impegno quotidiano di tanti travet a mantenere in piedi la baracca, ora, ed a giustificarle poi quel minimo di speranza per un domani migliore.

Quel domani che è stato così pesantemente ipotecato da cattedrali nel deserto e da ruberie di sistema, ma che sta a noi riprendere e correggere nelle sue prospettive fondamentali.
Magari dovremo rinunciare a qualche partita di calcio (e sarebbe ora!) per interessarci direttamente di pubblica amministrazione o di burocrazia, ma è in questa direzione che dovremmo convogliare i nostri sforzi per riconquistare il diritto di vivere in un modo meno angoscioso.

Chiediamo troppo? Non ci sembra proprio, visto che lo stress non è sufficiente per convincere l'INPS ad assegnarci una pensione d'invalidità:
ve le immaginate le risate?
Forse, non basterebbe neppure la raccomandazione di un ministro!

Ma tutti insieme, magari, potremmo tentare di ottenere leggi meno cervellotiche, una burocrazia meno oppressiva, una migliore tutela del nostro impegno professionale.

Pensate che bello potersi dedicare a tempo pieno al lavoro, senza mendicare dalla casta dei commercialisti l'elemosina di un modulo o la rateizzazione di un balzello, per non parlare delle cabale relative ai libri paga?
Se le nostre esportazioni sono così importanti per l'economia italiana, l'esportazione che ci costa meno è quella attraverso i turisti che tornano a casa, ma che noi finiamo per trascurare.

Anzi, quasi quasi il turista più simpatico è quello che si limita a rubare un anellino e non ci fa perdere tempo, così possiamo litigare tranquillamente col vigile per l'orario di chiusura.

Per fortuna che almeno le poste, con accordi e nuove assunzioni, hanno raggiunto livelli europei. Nel senso che con i servizi automatizzati di oggi una lettera da Milano a Torino può smarrirsi esattamente come poteva succedere, ieri, fra Milano e Novosibirsk, o metterci lo stesso tempo per arrivare.

Ma noi, accidenti, cos'abbiamo di diverso dai tedeschi, o dai francesi?
A parte le qualità, che conosciamo (o immaginiamo) tutti, mica molto!
Tant'è vero che non sono rari i casi di servizi esemplari, anche se limitati ad aree o a fenomeni ben localizzati.

Ma se i conducenti degli autobus di Bologna sono di una gentilezza entusiasmante, se gli impiegati del comune di Vicenza si fanno in quattro per spiegarti come risolvere un problema senza rischiare la neurodeliri, perché non siamo capaci di estendere questo stile di vita a tutto il mondo che ci circonda?

O, almeno, al nostro mondo, dato che è meglio levare la trave dal nostro occhio prima di togliere pagliuzze da quelli degli altri?

Per rimanere a casa nostra, guardiamo le Norme UNI sul diamante e sui materiali gemmologici: un lavoro ben fatto, e fatto insieme dalle diverse componenti la nostra categoria:
e allora, non saremmo capaci di elaborare tutti insieme uno straccio di programma comune, da proporre a chi di dovere?

In fondo, rivendichiamo solo il diritto di lavorare, e di lavorare al meglio delle nostre capacità, per produrre quel benessere di cui la nostra società ha tanto bisogno.

Basta allora con guerriglie di categoria, campanilismi medievali o velenose antipatie personali, visto che la posta in gioco è una sola: il nostro domani!
La strada da fare è molta, ma siamo convinti che, risollevandosi, la nostra categoria abbia in sè la forza per contribuire a quel rilancio economico generale che, solo, rappresenta per noi l'unica ragione per resistere alla tentazione dei BOT.

L'orizzonte è certo denso di gravi problemi, ma con il commercio via internet si sta avviando nella nostra società un rinnovamento di portata storica, e sarebbe da suicidi perdere l'occasione per correggere da dentro quelle realtà che oggi ci confinano a spettatori impotenti.
Impotenti e solitari. Impotenti perché solitari?

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