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Ho seguito i suoi consigli e sono molto felice per il rubino acquistato

Gentile Sig. Lenti;

La ringrazio per la sollecita ed esauriente risposta.

Ho seguito i suoi consigli e ho avuto la conferma che si tratta effettivamente di un rubino di sintesi Verneuil.

Sono molto felice, tanto da approfittare di un buono sconto per acquistare la variante col zaffiro sintetico!

Tuttavia permangono in me dei dubbi.

Come vengono considerati “gemmologicamente" i rubini (e i fratelli zaffiri) sintetici?

Su un sito del settore statunitense, di cui non ricordo il nome, veniva specificato come questi ultimi non vengano considerati veri rubini, ma al massimo dei corindoni di colore rosso, in quanto la “dignità" del nome rubino viene posseduta esclusivamente da pietre naturali.

È davvero così?

Se qualcuno si complimenta per il mio monile e chiede delucidazioni circa la natura della gemma, posso rispondere che si tratta di un vero rubino o zaffiro senza avere la coscienza sporca?

Inoltre, non mi è ben chiara l’esplicazione a riguardo della non perfetta corrispondenza chimica tra una pietra di sintesi e il suo corrispettivo naturale: com'è possibile produrre un cristallo identico a quello che mamma natura ci offre se gli "ingredienti" del nutriente non sono uguali?

Nel processo di sintesi Verneuil, vengono usati ossidi di alluminio e cromo.

Oppure anche dell'altro?

Perdoni l'insistenza, ma ho una grande voglia di conoscere :-) 

Cordiali saluti, 

Sabrina 

 

Buona sera, Sabrina

 

le sintesi prodotte alla fine dell’800 da monsieur Verneuil sono dei corindoni a tutti gli effetti, ma anch’io concordo sull’opportunità di NON chiamarli rubini o zaffiri…

A titolo personale nessuno le proibirebbe di designarli nel modo più aulico, con buona pace per la sua coscienza, ma il pericolo incombe (incombeva) subito dietro l’angolo.

Anni addietro io stesso dovetti spiegare a una sfortunata signora che l’ampollosa descrizione  “Corindone rosso Verneuil varietà Rubino” del certificato gemmologico indicava AGLI ESPERTI un CRISTALLO SINTETICO da pochi spiccioli e non quel prezioso splendore che si vede nelle più prestigiose vetrine.

E che lei aveva pagato un’enormità!

Ma rintracciare il venditore/truffatore sarebbe stato tanto difficile quanto inutile perché dimostrare poi che la signora fu indotta all’acquisto con affermazioni inesatte, incomplete e/o fuorvianti sarebbe stata un’impresa (a mio avviso) impossibile.

Quanto alla “corrispondenza chimica” fra cristalli naturali e prodotti di sintesi sarebbe proprio l’ultimo dei problemi di chi produce i sintetici (p.es. la ditta Djeva, in Svizzera) perché lo scopo perseguito é solo quello di ottenere cristalli con eccellenti proprietà ottiche e altrettanto apprezzabili saturazioni cromatiche.

Del resto anche mamma terra a volte lavora di fantasia e aggiunge con moderazione e buon gusto qualche ingradiente “extra” nelle ricette dei tesori che cucina.

Noi dovremmo solo prenderne atto. oltre al piacere di studiare queste policrome meraviglie.  :-)

Quindi pur rimanendo sui soggetti rossi e blu che le piacciono lasci perdere i dettagli chimici e incominci pure a sospirare su qualcosa di più moderno dei “Verneuil” .

Veda se le riesce di trovare qualche esemplare di rubini ottenuti per “tiraggio” da un crogiolo, o magari cerchi di procurarsi un rubino “vetrificato” come quelli che impazzano sul web.

Oppure, storicamente affascinanti, qualche cristallo “composto” come un wafer, una tripletta o una doppietta, e giusto per non annoiarsi.

La saluto quindi e rendo omaggio alla sua passione, ma declino ogni responsabilità per sue future quanto possibili gemmoinsonnie.  :-)

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