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I danni consistono in 3 scalfitture che in superficie hanno assunto una colorazione scura.

Egregio sig. Lenti,
buongiorno.
Ho un piccolo ciondolo in turchese che mi è stato gravemente danneggiato dalla gioielleria a cui l'ho affidato per farlo montare su un bracciale.


I danni consistono in 3 scalfitture che in superficie hanno assunto una colorazione scura.

Vorrei sapere da lei se e quali metodi esistono per riparare tali danni, se si tratta di interventi di ripristino o piuttosto di interventi "estetici" e quante probabilità ci sono per ogni tipo di intervento che la gemma lo sopporti.

Grazie e cordiali saluti.

Francesca

 

 

Buona sera. Francesca

 

le dico subito che i danni peggiori, soprattutto a spese dei materiali più delicati come opali, coralli e, appunto, turchesi, sono causati dai tentativi di "riparazione" e di "ripristino"...

 

Tentativi, sia chiaro, che ben di rado ottengono risultati apprezzabili.

 

Tentativi sovente maldestri o almeno approssimativi, che quasi sempre non avrebbero avuto ragione d'essere perché relativi a "danni" assolutamente sopportabili.

 

A parte ovviamente il dolore di chi possiede il gioiello e lo ricorda... nel suo stato originario!

 

M'incuriosisce, pur nell'impossibilità d'identificarne le cause, la descrizione relativa a "3 scalfitture che in superficie hanno assunto una colorazione scura" perché il turchese é un minerale contenente ferro e rame, nonché acqua, elementi la cui alterata presenza sarebbe causa di deleteri cambiamenti.

 

In particolare, la disidratazione causata da un riscaldamento a 250° ridurrebbe in polvere (biancastra) il soggetto, ma non riesco a immaginare l'origine del colore scuro delle tracce che lei lamenta.

 

Gli incastonatori usano di solito un mastice molto scuro per montare le gemme sugli oggetti, ma l'operazione comporta anche un trattamento di rammollimento alla fiamma che il turchese non sopporterebbe, quindi escluderei che sia quella l'origine del problema.

 

In particolare direi che i graffi nel pregiato materiale del suo ciondolo dovrebbero tendere al bianco, o almeno al grigio chiaro, quindi salvo l'apporto di un colorante esterno non mi spiegherei la tinta descrittami.

 

Se lei o qualcuno di sua conoscenza disponesse di un microscopio a bassi ingrandimenti potrebbe tentare di saggiare i graffi con un ago (magari arroventato), giusto per escludere l'ipotesi di una pasta tipo pece...

 

Ma l'andare a grattare dentro il graffio di un soggetto già tenero per sua natura e magari anche lavorato in sezione sottile potrebbe significare una curiosità pagata a caro prezzo.

 

A volte le turchesi subiscono trattamenti (non sempre leciti...) di "rinforzo" del colore per esempio con l'impregnazione di sostanze (olio di paraffina, plastiche e/o vernici...) il cui riconoscimento non é quasi mai un affare semplice.

 

Tanto più che la postuma certezza acquisita con certi esami petrografici comporterebbe la distruzione del campione.

 

E quindi l'immediata esecuzione dell'analista nel caso delle gemme più pregiate.  :-)

 

Mi spiace non poterle fornire informazioni più precise.

 

Per quanto mi riguarda vedrò ora di tener d'occhio il calendario lunare anche per i gioielli e non solo per l'imbottigliamento del vino, perché trovo singolare l'attuale addensamento di esiti nefasti ai danni di gioielli "in riparazione"...  :-)

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