Quali garanzie contro la sostituzione di un diamante da "trapiantare"?
Buongiorno,
vista la competenza delle vostre risposte e la vostra pazienza verso i... profani, vi chiedo un aiuto per un dubbio che mi è rimasto dopo un acquisto.
Ho comperato per mia moglie un solitario Yukiko, che conteneva, nella sua scatolina, un certificato di garanzia dell'oggetto (viene garantita una non meglio specificata "qualità dei materiali").
Nel certificato era apposta un'etichetta recante le caratteristiche del diamante montato:
punti 30, colore G, purezza VS, taglio Brillante ideale
(la linea cui appartiene il gioiello è infatti denominata "Il diamente più brillante", immagino per via della luce particolare conferita alla pietra dal taglio ideale).
Prezzo di listino euro X.XXX,00.
Mia moglie tuttavia preferiva un altro tipo di gioiello, così mi sono accordato con l'orafo presso il quale ho fatto l'acquisto, e dal quale mi servo da tempo, per "trapiantare" la pietra dall'anello a un pendente, fatto realizzare da un loro laboratorio di fiducia secondo i gusti di mia moglie;
era per noi "affettivamente" importante mantenere "quella" pietra, cambiando solo il tipo di gioiello in cui era incastonata.
Ora mi domando, sempre per la solita diffidenza in questi casi:
una volta che mi verrà consegnato il pendente "artigianale", avrò diritto a un qualche documento che mi garantisca che la pietra usata è proprio quella smontata dall'anello?
Oppure:
se l'orefice mi riconsegna, ad accompagnamento del pendente, il certificato di garanzia che era dell'anello, posso ritenere di avere in mano un documento di una qualche validità che attesti il tipo di pietra in mio possesso?
Infatti, se comperando l'anello potevo fidarmi della ditta che l'aveva prodotto, in questo modo la ditta esce di scena, e diventa una questione tra me e l'orefice.
Per quanto ne so, la "mia" pietra potrebbe essere stata sostituita con un'altra durante lo smontaggio e rimontaggio...
Chi ne risponde?
Potrete capire che, essendo un negozio che frequento da tempo, mi sento piuttosto imbarazzato a porre una questione simile al momento in cui mi sarà consegnato il pendente finito, (e non mi sono azzardato a proporre di essere convocato al momento di smontare e rimontare la pietra) e d'altra parte per me è la prima volta che affronto una situazione del genere, e vorrei sapere come regolarmi:
devo richiedere qualche garanzia al gioielliere, o devo fare atto di fede, non essendo in grado da solo di riconoscere un'eventuale sostituzione?
Grazie per l'aiuto, e a presto.
MATTEO
Buona sera, Matteo
ecco il bis della mail che non le é arrivata:
i suoi dubbi sono tipici di quanti si trovano nella medesima situazione e, a mio avviso, anche un tantinello eccessivi:
credo infatti che nessun operatore del ramo, appena appena "maturo" professionalmente si sognerebbe di sostituire il suo diamante con altro di caratteristiche inferiori...
E questo per almeno un paio di ragioni:
a - indipendentemente dalle dimensioni e dal livello qualitativo del soggetto, il "guadagno" sarebbe del tutto relativo;
b - un diamante VS da 0,30 ct potrebbe essere stato smontato, verificato gemmologicamente e fotografato nelle sue più caratteristiche particolarità, interne ed esterne:
e sarebbe quindi assolutamente INSOSTITUIBILE, per il semplice motivo che al mondo non ne esisterebbe un altro UGUALE.
Io stesso, tempo permettendo, assisto sovente a operazioni del genere, ma soprattutto per il piacere di vedere un artigiano lavorare di fino quanto e più di un orologiaio, ma con una libertà d'azione (e una varietà di casi) di gran lunga maggiore.
Chiaro comunque che lei ha tutto il diritto d'esternare (con i dovuti modi...:-) al suo gioielliere i suoi timori, tanto da farsi smontare la pietra in sua presenza per poterla far analizzare, e descrivere, con tutti i dettagli necessari PRIMA del ventilato trapianto.
E non tema reazioni negative, perché qualsiasi professionista sarà ben lieto di darle tutte le garanzie necessarie per assicurarle sonni tranquilli, oltre alla massima soddisfazione:
per mia esperienza sono solo i cialtroni che inarcando il sopracciglio sbottano con idiozie del tipo "ma come si permette..." o "ma lei non sa chi sono io!" et similia.
Quindi proceda pure, con le precauzioni che il valore affettivo del diamante le suggerirà, per la soddisfazione sua e di sua moglie.
Naturalmente la ditta in origine uscirà di scena, per quanto riguarda la "garanzia"...
ma le faccio presente che il cartoncino allegato all'atto dell'acquisto valeva piuttosto poco!
Intanto perché uno 0,30 si potrebbe far certificare con TUTTI i dettagli necessari per un futuro, univoco riconoscimento, e poi perché non si dovrebbe far passare il "taglio ideale" come un titolo di merito:
si tratta infatti di uno dei vari "Standard" di proporzioni e di geometrie, insomma un insieme di "misure" che nel caso specifico, rappresentando un ottimo compromesso fra resa ottica e resa commerciale (percentuale di prodotto finito ricavabile dal grezzo) é stato adottato come riferimento per assegnare il "voto" relativo alla voce "cut" (taglio) dei diamanti in esame.
E le sottolineo quindi che pur rimanendo nelle simmetrie del "taglio ideale" esistono soggetti che ne rispettano alla perfezione i valori numerici, e altri via via meno"perfetti":
dettaglio (importante!) che nel suo caso non é stato specificato.
Sono a sua disposizione nel caso le servissero altri dettagli.