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La luce

LA LUCE, questa sconosciuta!

Sconosciuta, sovente, e soprattutto sottovalutata...

Già, perchè l’abitudine a disporne liberamente con un semplice interruttore degenera spesso nella convinzione che, tanto, "la luce è luce", per cui qualsiasi sorgente può servire a qualsiasi scopo, se di potenza adeguata!

E qui cominciano i dolori, anzi le conseguenze nefaste, tanto sul piano fisiologico quanto su quello operativo (commerciale, in modo specifico) se non si considerano adeguatamente i molti aspetti che vi influiscono in modo determinante.

Quantità: a cinquant’anni l’occhio umano ha bisogno del doppio della luce che non a vent’anni per distinguere i dettagli più fini, e ciò a prescindere da altre considerazioni personali: di qui la necessità di disporre di sorgenti che consentano un’adeguata intensità d’illuminazione del posto di lavoro, mediante la regolazioni elettroniche (variatori di luminosità) o fisiche (diffusori ad altezza variabile).

La quantità di luce necessaria varia anche in funzione del lavoro da compiere: dai 500 LUX (valore che si rileva con il LUXMETER) della zona HI-FI ai 1500 LUX ed oltre per l’orologiaio.

Qualità: la luce è energia, un’energia caratterizzata da molti parametri che, dal punto di vista pratico, potremmo riassumere in:

intensità, direzione, temperatura di colore, tipo di emissione.

L’intensità è la quantità di luce disponibile e, oltre che per esigenze individuali, è necessariamente diversa a in funzione del tipo di impiego:

dalla semioscurità di una sala da concerto alla violenza di uno studio televisivo;

nelle gioiellerie, poi, si assiste a un’accoppiata tragicomica di sistemi diversi nell’impossibile tentativo di armonizzare la convivenza fra necessità diverse.

La direzione è in funzione dell’impiego specifico: diffusa/diretta, per argenteria, perle, oggettistica in genere, diffusa ed indiretta per la zona "salotto" del negozio, nonchè diretta/direzionale per le zone di particolare rilievo, quali vetrinette interne e aree dedicate nelle vetrine.

Temperatura di colore: la luce "bianca" in realtà è composta dalla somma dei colori dello spettro, e produce conseguenze (colori) variabili quando varia la quantità (percentuale) dei singoli colori di cui è formata:

la temperatura di colore non è altro che un valore di riferimento che qualifica con precisione la "tonalità" della luce emessa da una determinata sorgente.

Una sorgente povera di colori "freddi" come il blu apparirà più o meno tendente al rosso, e quindi "calda", mentre una luce con bassa percentuale di rosso apparirà "fredda".

E siccome i colori che gli occhi percepiscono sono una conseguenza diretta della luce che li ha originati, ecco spiegato il perchè i rubini, gli smeraldi, il corallo o le perle appaiano tanto diversi semplicemente spostandoli dalla vetrina al banco di lavoro...

Per i diamanti, poi, si é (finalmente) stabilito un metro comune per graduare il colore:

l’esame mediante confronto in "luce normalizzata" (Norme DIN, RAL, UNI ecc.) che, con le lampade a 5500K (gradi Kelvin) offre un ambiente "standard" per valutare il colore in sede di selezione e perizia.

Origine: sorgenti diverse producono luce con caratteristiche diverse: le lampade a incandescenza (lampadine normali, faretti ad alogeni) producono una riposante luce continua, di tonalità calda (da 2000K a 3200K circa), mentre i tubi al neon di tipo convenzionale emettono una luce del tipo ad impulsi, sovente molto pesante per gli occhi, con temperature comprese fra i 2000K ed i 6500K.

Recentemente sono comparsi circuiti elettronici che elevano la frequenza di emissione dei neon, abbattendo quasi completamente quel fastidioso "effetto stroboscopico" che rende gli occhi di tante commesse di supermarket così simili a una carta topografica!

IMPIEGO

Qui è difficile stabilire se i guai peggiori sono da ascrivere agli arredatori, con le loro lampade firmate, oppure al "fai da te" che adotta soluzioni create per situazioni del tutto diverse.

E’ comunque doveroso premettere che il gioielliere ha, schematizzando, tre esigenze precise, che può soddisfare solo a prezzo di scelte attente e di compromessi costosi:

1 - la vetrina / le vetrine;

2 - l’interno, con i punti-vendita,

3 -la scrivania e/o zona "soft"

Un solo tipo di luce non può valorizzare adeguatamente l’argenteria e i diamanti, le pietre di colore e le giade, evitando nel contempo i danni (da calore) a perle e opali:

l’ideale sarebbe l’alternare sorgenti diverse utilizzando di volta in volta la più adatta.

Per esempio, faretti ad alogeni e/o fibre ottiche per le gemme, lampade tipo Neodym a incandescenza per le pietre ornamentali, lampade a ioduri metallici per le vetrine delle fiere, lampade al neon (tipo Dialite) a luce piatta per perle e argenteria.

Una regola capitale, e certo la più trascurata, riguarda infine la direzione d’illuminazione: la maggior parte delle vetrine è dotata di sorgenti troppo arretrate rispetto agli oggetti esposti (verificate: l’ombra dell’oggetto è proiettata verso l’osservatore, e il risultato è quello di una penosa carenza di "vita" di quanto esposto che, per di più, è sovente adagiato su un fondo chiarissimo!).

Rifare le vetrine è un’operazione drastica, ma a volta migliorarne l’efficienza costa poco:

potrebbe bastare anche un diverso orientamento dell’illuminazione, abbassando il cielo della vetrina e disponendovi uno specchio a 45° il più vicino possibile al vetro esterno.

All’opposto, leasing permettendo, tanti piccoli oblò, dotati di cavi a fibre ottiche, lenti di campo, espositori girevoli e, magari di tunnel per monitor a colori:

architetti, all’attacco!...

Per il banco di vendita, un ragionevole compromesso é costituito da una variante delle lampade Dialite, che ai neon ad alta frequenza affiancano anche due faretti ad alogeni, utilizzabili per enfatizzare l’aspetto della gioielleria.

Ricordando che il colore e un’eccessiva riflessione del piano d’appoggio, così come il colore dominante dell’arredamento, sono elementi molto importanti dell’ambiente operativo.

La scrivania avrà un'illuminazione piatta a luce calda, e una luce d’ambiente di tipo indiretto.

All’occorrenza, si impiegherà anche una seconda lampada Normalizzata a luce fredda per la selezione e la valutazione colorimetrica dei diamanti, previo spegnimento di tutte le altre sorgenti luminose di tipo diverso.

Dimensioni permettendo, al prossimo rinnovo degli ambienti varrebbe la pena di progettare:

1 - il colore dell’arredamento, ove il grigio perla sostituirà i colori violenti, e

2 - le lampade d’ambiente, per sostituire le plafoniere a soffitto (la cui luminosità uniforme affatica l’occhio) con lampade sospese a doppio effetto, con direzioni d’illuminazioni programmate:

70% verso il piano di lavoro, e 30% verso il soffitto (chiaro, possibilmente), in modo che spaziando fra aree diverse l’occhio sia sollecitato in modo graduale a ripetute aperture/chiusure della pupilla.

Quanto sopra, naturalmente, non ha la pretesa di esaurire l’argomento, ma speriamo almeno di averne focalizzato i punti-chiave:

siamo comunque a disposizione per approfondirne i dettagli, augurandoVi nel frattempo un buon lavoro.

Cordialmente.

 

 

Articolo pubblicato su Oro e Diamanti - Trezzano S/N (rivisto ed eventualmente aggiornato)

 


 

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